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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2014 alle ore 10:48.
L'ultima modifica è del 11 gennaio 2014 alle ore 16:58.

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I 15 «sponson» sono già costruiti e in fase di allestimento presso il Terminal Titan Micoperi di Livorno: i primi due saranno legati con ganci ai due «blister tank» già installati sulla prora, mentre gli altri saranno tenuti in posizione mediante l'utilizzo di 56 cavi e 36 catene di acciaio che passano sotto lo scafo. Ciascuno «sponson» sarà collegato al relativo cavo o alla relativa catena con un martinetto idraulico. Altri 4 saranno collocati sul lato di sinistra per arrivare al totale di 15 anche da questa parte. Silvio Bartolotti, amministratore delegato della Micoperi, sottolinea che «Sarà una fase delicata, anche se non come quella che ha portato al raddrizzamento della nave».

Il sollevamento
Per mezzo di un sistema pneumatico i 30 «sponson» verranno poi progressivamente svuotati dell'acqua e forniranno la spinta necessaria a far «rigalleggiare» lo scafo. Si tratta di un'operazione lenta, delicata, effettuata con l'aiuto di un sistema di software integrato da sensori posizionati su entrambi i lati del relitto che trasmetteranno informazioni al fine di valutare il comportamento dello scafo e suggerire le modifiche da apportare alla movimentazione della zavorra. Per i tecnici, ci vorranno «diversi giorni».

Il trasporto
Terminata tale manovra, la parte che rimarrà sommersa sarà di circa 18 metri e mezzo e a questo punto il relitto sarà pronto per essere trasportato verso il porto di destinazione per la demolizione e il riciclo. Due le ipotesi allo studio: la prima, quella che alcuni ritengono preferibile, è il traino tradizionale mediante rimorchiatori.

Con un contratto da 30 milioni di dollari Costa Crociere ha però opzionato la disponibilità della "Dockwise Vanguard", la più grande nave semisommergibile al mondo, che offre due possibili metodi di scarico della Concordia: «float off» (il relitto viene rimesso in acqua in una situazione di galleggiamento) o «skid off» (trasferimento direttamente dalla Vanguard a un molo o piazzale).

Una volta in situazione di galleggiamento, il relitto - compresi gli «sponson» - sarà lungo 289,6 metri e largo 62,5 ed avrà un'immersione massima di 18,5 metri: il porto di destinazione finale dovrà avere caratteristiche e infrastrutture tali da accogliere un mezzo con dimensioni così fuori dal comune, oltre ad attrezzature per la demolizione e il riciclo conformi agli standard nazionali e internazionali. Il conferimento dell'incarico alla società o all'ente «vincitore» e la conseguente scelta del porto dovrebbe avvenire entro marzo 2014.

Dove andrà il relitto
Altra data fondamentale è l'inizio di marzo, quando Costa annuncerà il nome del porto in cui la Concordia verrà demolita. Una scelta tutt'altro che semplice, per una serie di implicazioni tecniche e anche politiche. La decisione finale ricadrà comunque su uno dei 12 porti - oltre agli italiani ci sono scali che si sono candidati in Turchia, Francia, Norvegia, Gran Bretagna e Cina - che hanno manifestato il loro interesse e che nei prossimi giorni dovranno presentare la loro proposta. Per l'Italia ci sono Piombino, Genova, Civitavecchia e Palermo. Non si poteva puntare su uno solo? «Più si è disuniti più si perde», risponde Gabrielli, mentre il ministro Orlando annuncia che nei prossimi giorni contatterà le autorità portuali «per verificare lo stato dell'arte e capire quasi sono i necessari lavori di adeguamento per fare in modo che i porti possano essere pronti al momento dello spostamento». Quel che è certo, e Orlando lo dice chiaramente, è che l'Italia vuole il relitto. «La scelta deve essere quella che consenta la maggior sicurezza e il minor rischio per l'impatto ambientale, che comunque non è eliminabile - premette -. Ma è ovvio che il governo preferirebbe una destinazione nazionale». Parole che l'amministratore delegato di Costa raccoglie, pur non promettendo nulla. «Noi facciamo parte dell'economia italiana - dice Thamm - Io sarei felicissimo di dare questa operazione ad un porto italiano, ma dipenderà tutto dalle offerte che arriveranno». E se faranno in tempo ad adeguare le strutture.

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