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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 08:49.
«Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio Alfa Romeo». Sono le prospettive degli stabilimenti italiani di Fiat delineate dall'ad del gruppo, Sergio Marchionne, in un'intervista a Repubblica.
Un piano che «col tempo - se non crolla un'altra volta il mercato» riporterà tutti gli operai al lavoro. «Rientreranno tutti», dice Marchionne. «Mi impegno: quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo». Il rilancio di Alfa Romeo - aggiunge l'ad. - è «centrale nella nostra strategia»: «in capannoni fantasma, mimetizzati in giro per l'Italia, squadre di nostri uomini stanno preparando i nuovi modelli di Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l'immagine del marchio, riportandolo all'eccellenza assoluta».
«La nostra strategia - spiega ancora Marchionne - è uscire dal mass market, dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro è complicato». Uscire dal mercato tradizionale Fiat per andare «nella fascia premium. In fondo abbiamo marchi fantastici e per definizione Premium come l'Alfa Romeo e la Maserati. Perché non reinventarli?». «Il marchio »Fiat - aggiunge - andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinquecento e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y». Chrysler garantirà l'accesso ai mercati internazionali: «Oggi se mi presento con l'Alfa negli Usa ho una rete di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano».
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