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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 11:26.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2014 alle ore 11:29.

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Davide Cassani (Olycom)Davide Cassani (Olycom)

In un tempo come il nostro che cerca con affanno uomini nuovi e "facce pulite" per ripartire, la scelta di affidare a Davide Cassani la guida della nazionale azzurra di ciclismo può solo fare piacere. E ben sperare.
Per tanti motivi. Il primo è che Davide Cassani, 53 anni, romagnolo di Faenza, ha requisiti ideali per fare bene questo lavoro. Regista in corsa della nazionale di Martini prima, e apprezzato commentatore televisivo per 18 anni poi, almeno sulla carta è l'uomo giusto al posto giusto.

Intanto l'età, poco più di 50 anni. Quindi il curriculum, un ottimo mix di capacità tecniche e umane. Infine, e non è poco, la capacità di farsi capire e farsi ascoltare, ereditata dal suo primo maestro, quell'Alfredo Martini, magnifico rettore a 92 anni dell'ancora prestigiosa Università del Ciclismo italiano
Un mito, Martini, che in oltre 20 anni (dal 1975 al '97) ha portato alla nazionale 6 medaglie d'oro, 7 argenti e 7 bronzi. Un record assoluto. Che, pur essendo incomparabile, frantuma altre figure, soprattutto del mondo del calcio, che vengono additate come pietre miliari della gestione sportiva. Ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano dalla nomina di Cassani.
«È un sogno che si realizza e che continua», dice Cassani. «Da bambino il mio sogno era di fare il corridore , di partecipare a un Giro d'Italia e a un campionato del mondo. E adesso ho l'onore di guidare la nazionale , è davvero un sogno che si avvera».

Quando dice queste parole, Cassani non fa del cinema per conquistare la simpatia del pubblico o strappare qualche brivido di commozione. No, Davide è proprio convinto. Lo si avverte. Al punto che ha lasciato un posto sicuro in Rai, che gli ha dato molte soddisfazioni, per un altro che, diciamolo, tanto sicuro non è.
Sia perché i guadagni non sono clamorosi (circa 100mila euro all'anno), sia perché ai mondiali, da tempo, andiamo in bianco. L'ultima nostra vittoria iridata, risale al 2008, quando, Ballan e Cunego conquistarono un oro e un bronzo. Quello era il penultimo mondiale di Ballerini, scomparso in un incidente automobilistico nel 2010.
Poi, quasi costretto, arrivò Paolo Bettini. Il Grillo, diciamolo senza ipocrisie, non ha avuto le stesse fortune o abilità dei suoi predecessori. Solo due quarti posti in quattro anni. Un po' poco per un Superteam come il nostro. Ma è un discorso vecchio. Che vale in tutti i campi e in tutti i lavori. Un buon solista, un campione, non è per forza un buon dirigente. Sono mestieri diversi, che non sempre coincidono. Questione anche di temperamenti, di sensibilità. Ma Cassani , da sportivo leale, non critica la gestione del suo predecessore.

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