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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 11:26.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2014 alle ore 11:29.

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Davide Cassani (Olycom)Davide Cassani (Olycom)

«Non sarebbe giusto dare la colpa a Bettini», precisa Cassani. «Paolo è stato cittì in uno dei periodi più difficile del ciclismo. Un periodo duro nel quale l'Italia è stata superata da altre nazioni tradizionalmente più indietro. E nel quale la credibilità del ciclismo ha subito molti colpi».

La credibilità, già. È possibile ridare credibilità a uno sport che continua a cancellare negli albi d'oro i nomi dei vincitori?
Cassani , buon per lui, è ottimista. Lo deve essere. «Pensa che molto sia già stato fatto. Il ciclismo ha fatto molto per arginare questa piaga. Non ha messo la testa sotto la sabbia. Gli scandali sono stati tanti, ma anche le inchieste. E i controlli sono stati fatti senza guardare in faccia nessuno. Qualcuno cercherà sempre di fare il furbo, ma siamo sulla buona strada per venirne fuori....».

Parole sensate, da buon pastore attento anche alle pecorelle smarrite, cui bisogna aggrapparsi per andare avanti. Anche sul nostro ciclismo, il futuro ct vede qualche raggio di sole. Giusto così. Per costruire qualcosa bisogna partire dall'idea che quel "qualcosa" sia realizzabile. Altrimenti, come si fa spesso in Italia, si critica solo per non cambiare nulla e restare al punto di partenza.
« Credo che per la nazionale si debba ripartire dai giovani senza buttare via i vecchi. L'esperienza conta, ci sono corridori esperti che possono insegnare ai molti giovani che vanno aiutati a crescere. Guardiamo Nibali, fino a poco anni fa sembrava sempre una eterna promessa. Invece, è ora uno dei più forti al mondo. Noi di giovani bravi ne abbiamo tanti. Dobbiamo farli crescere, pur sapendo che, rispetto a qualche anno fa, ci sono altre squadre e altre nazioni che ci hanno superato».

Come ti comporterai con i ragazzi? Sarai un fratello maggiore o un cittì a tutti gli effetti?
«Serve autorevolezza, ne serve molta. Serve anche buon senso. Cercherò di essere un fratello maggiore, ma alla fine bisogna fare delle scelte dolorose. Dovrò portare nove corridori al campionato del mondo. E non sarà facile dire di no a qualche giovane che sogna di arrivare in nazionale. È una bella responsabilità, lo farò mettendomi nei loro panni, ma restando nel mio ruolo, che a volte comporta scelte amare. Non è facile far correre assieme dei ragazzi che di solito corrono contro. Cercherò di fare come mi ha insegnato Alfredo Martini...».
Ma qual è il segreto di Martini?«Lui è uno dei pochi maestri che ho avuto nella mia vita. Per nove volte ho corso in nazionale come suo uomo di fiducia. Farò il possibile per portare avanti, con qualche difficoltà, il suo insegnamento. È un onore, diciamolo,ma anche una grande responsabilità. Arrivare ai risultati di Alfredo sarà davvero molto, ma molto difficile...».

«Il suo segreto? Capire l'uomo. Creare delle squadre con un'anima. Cercare di far uscire il massimo da un corridore. Bisogna stare uniti per ottenere un risultato vincente», questo mi diceva Alfredo. «Avere un fine comune. Quando partecipavo a un mondiale, non pensavo al mio risultato. Alfredo mi ha sempre fatto capire cosa dovevo fare e cosa voleva di me». Ultima domanda. Aver fatto per 18 anni il commentatore televisivo, è un valore aggiunto? O ti toglie qualcosa?
«Parlando con i direttori sportivi, mi hanno detto che anche loro, senza tv, avrebbero dei problemi a seguire una corsa. Io in televisione ci sono stato 18 anni, e quindi non sono stato fuori dall'ambiente. Ho sempre cercato di avere un filo diretto con corridori e direttori sportivi. Non essendo stato di nessuna squadra ho potuto di essere obiettivo. No, non penso di aver perso qualcosa in questo periodo. E comunque l'esperienza che ho fatto prima da corridore e poi da commentatore mi sarà utile in questa nuova avventura».

Ascolta l'audio dell'intervista in onda su Radio 24

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