Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 06:40.

My24

PAGINA A CURA DI
Maurizio Caprino
I toscani devono pagare il bollo auto anche se non possono utilizzare il loro veicolo, sottoposto a ganasce fiscali: glielo impone una legge regionale del 2012. I marchigiani, invece, sono stati graziati: anche da loro la Regione aveva "infranto" l'esenzione prevista dalla normativa nazionale in caso di fermo amministrativo, ma sempre nel 2012 la Consulta ha dichiarato incostituzionale la relativa legge regionale. Accade oggi in un Paese dove già 11 anni fa la Consulta aveva stabilito che le uniche differenze territoriali ammesse erano di natura tariffaria e poco dopo la Finanziaria 2004 aveva aggiunto che le Regioni avrebbero dovuto rimuovere tutte le diversità entro il 2008 (termine prorogato più volte). Eppure ancora a fine 2013 il Lazio ha approvato una legge regionale che lascia la responsabilità del bollo anche a chi perde il possesso del veicolo (per esempio, per furto) e non lo registra al Pra. Un passo indietro rispetto a un principio che sarà anche discutibile, ma è stato affermato a livello nazionale dal 1998.
Sono solo gli esempi più clamorosi e recenti delle tante sfumature ancora contenute nelle varie leggi regionali sul bollo auto. Sfumature che, oltre a essere formalmente illecite, creano difficoltà quotidiane ai cittadini. Si pensi al caso di chi si trasferisce in Piemonte o in Lombardia, dove vige un sistema di scadenze diverso dal resto d'Italia: chi paga per la prima volta nella nuova residenza deve effettuare un versamento "di raccordo", per il quale è necessaria l'assistenza della Regione. Teoricamente a vantaggio del cittadino sono invece i pagamenti cumulativi consentiti da alcune Regioni sulle flotte di veicoli in leasing, ma allargando a piacimento le maglie della norma nazionale (l'articolo 7 della legge 99/2009), tra l'altro senza impedire che la società locatrice applichi commissioni elevate su questo che in fondo è un servizio al cliente.
Come può accadere tutto questo? La vicenda affonda le radici nel corso degli anni Novanta, quando nei dibattiti era di moda il federalismo fiscale. Tradotto nel bollo auto, questo concetto comportò l'attribuzione alle Regioni del 100% del gettito, della gestione del tributo e della possibilità di variare le tariffe fino al 10% annuo. Rimase un vuoto sulla possibilità di cambiare le altre regole sulla materia, riempito dalla Consulta nel 2003 con un "no", ritenendo che il bollo auto fosse ancora un «tributo proprio» dello Stato.
Ma nel frattempo, proprio in quell'anno, molte Regioni avevano legiferato. Così la Finanziaria 2004 bloccò la possibilità di legiferare per il futuro, mentre per il passato dispose di riallineare le leggi regionali ai princìpi nazionali, precisando che questo assetto era provvisorio, in attesa che l'Alta commissione per il federalismo fiscale, allora al lavoro, riordinasse tutti i poteri e le competenze. La commissione naufragò e tra le Regioni si affacciò l'idea che ciò togliesse validità ai vincoli imposti dalla Finanziaria 2004.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi