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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 11:39.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2014 alle ore 13:55.

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La ripresa a metà 2014? «Speriamo», confida il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Modena e Reggio Emilia, durante la quale terrà una lectio magistralis. Il leader degli industriali ricorda che «il problema non è la legislazione sul lavoro, la riforma del lavoro ma crearlo il lavoro. Ricreare le condizioni perché ci sia del lavoro per tutti che è ciò che manca in questo momento». A chi gli chiede un commento sull'operato del ministro dell'Economia al centro di indiscrezioni su un possibile rimpasto dell'Esecutivo, risponde. «La mia stima per Saccomanni è altissima».

«Stimo molto Saccomanni - continua Squinzi - essendo stato, tra l'altro, consigliere superiore di Banca d'Italia quando lui era Direttore generale».A chi chiede se preferisca, eventualmente, un rimpasto di governo o un ritorno anticipato alle urne, Squinzi si limita a osservare che: «Non posso esprimere opinioni di nessun tipo. È una responsabilità di chi ci governa».

Per quanto riguarda la ripresa, riferendosi ai dati messi in fila dai ricercatori di via dell'Astronomia, secondo cui dal 2007 al 2013 sono stati persi circa nove punti di Pil, Squinzi ricorda: «C'è stata una valutazione del Centro studi Confindustria che dice che recupereremo i livelli pre-crisi nel 2021, speriamo di sbagliarci». Guardando, ancora, allo scenario generale, il numero uno degli industriali italiani affronta il tema degli investimenti nel nostro Paese. «L'Italia - osserva - deve essere un paese appetibile per tutti gli investitori: quelli che vengono dall'estero ma anche quelli che sono in Italia. Bisogna ricreare le condizioni perché lo possano fare con facilità, tranquillità e senza i condizionamenti cui dobbiamo fare fronte in questo momento».

Nella sua lezione sull'Europa Squinzi lancia un appello «chiaro, accorato e sincero» ai giovani perché siano partecipi del prossimo voto europeo «tappa di fondamentale importanza per il nostro futuro» . «Già scettici e poco motivati dalla politica nazionale - osserva il presidente di Confindustria - si sentono ancora più distanti da quella europea mentre si gioca il futuro dell'Unione in uno degli snodi più delicati della sua storia».

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