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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2014 alle ore 13:20.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2014 alle ore 18:17.

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Entrambe le strade non piacciono al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano che tra le tre carte renziane sembra voler pescare la terza, cioè il modello dei sindaci "adattato" a livello nazionale. Una soluzione che lo costringerebbe comunque alla coabitazione con il Cavaliere ma senza perdere visibilità. «No a candidati paracadutati in collegi (Mattarellum), no a liste bloccate (Porcellum)» ha scritto ieri su Twitter il vicepremier.

Sicuramente Alfano sa che il modello a lui più sconveniente è quello spagnolo. Come visto nella sua applicazione iberica quel sistema, pur essendo formalmente proporzionale, grazie a piccole circoscrizioni che eleggono un numero ristretto di candidati, ha effetti maggioritari. I partiti maggiori che si presentano su scala nazionale sono "sovrarappresentati", quelli minori "sottorappresentati". «Ribadiamo la nostra scelta per quella che va sotto il nome di "sindaco d'Italia» chiarisce per Ncd Fabrizio Cicchitto.

Il modello di Madrid converrebbe invece sia a Forza Italia che al Movimento 5 Stelle. Il partito di Beppe Grillo, però, per decidere la propria posizione si affiderà - come accaduto per il reato di clandestinità - a un referendum online. E, in ogni modo, scrivono i deputati "a cinque stelle" membri della commissione Affari costituzionali, «una legge elettorale esiste ed è quella uscita dalla sentenza della Corte che prevede un sistema proporzionale puro con le soglie di sbarramento attuali e la possibilità per l'elettore di esprimere una preferenza».

Le divisioni tra i democratici
In passato Matteo Renzi aveva espresso la propria predilizione per l'applicazione su scala nazionale del modello elettorale che lo aveva portato a palazzo Vecchio. Ora, da segretario democratico, ha assunto una posizione più laica. Ma all'interno del suo partito deve fronteggiare la posizione di chi non condivide la scelta di dialogare con tutte le forze politiche, anche quelle esterne al recinto della maggioranza. A partire, quindi, da Silvio Berlusconi: dell'incontro tra i due (dopo quello ormai celebre ad Arcore quando il Cavaliere era presidente del Consiglio) si è molto scritto negli scorsi giorni. Di certo il confronto ci sarà ma non si sa ancora quando. Per il momento la nuova data da tenere d'occhio è il 27 gennaio, quando la legge elettorale sarà in Aula alla Camera. Fino ad allora tutto sembra possibile.

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