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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2014 alle ore 14:56.

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Con il rinnovo della commissione cardinalizia il Papa chiude nei fatti l'era del cardinale Tarcisio Bertone e avvia una fase transitoria di gestione delle finanze pontificie, in attesa degli orientamenti della commissione referente sullo Ior e di quella sulle intere finanze vaticane.

Entra il nuovo segretario di Stato, Pietro Parolin, di prossima nomina cardinalizia, ed escono quindi dal Torrione Niccolò V Bertone e il cardinale Domenico Calcagno – porporato a lui "vicino" - che presiede l'Apsa (il ministero del Tesoro), e che era stato nominato nella commissione meno di un anno fa – il 16 febbraio, giusto una settimana prima della fine del pontificato di Benedetto XVI – al posto del cardinale Attilio Nicora, presidente Aif, ex Apsa e "oppositore" di Bertone dentro la Curia soprattutto sulle questioni di natura finanziaria. Ma escono anche i cardinali Odilo Scherer (San Paolo) – candidato della Curia in conclave – e Telesphore Toppo, indiano di Ranchi. Entrano gli arcivescovi di Toronto e Vienna, mentre viene confermato il "diplomatico" francese Jean Louis Tauran, molto stimato dal Papa.

Un cambio di passo nella commissione si era necessario dopo il cambio del management dello Ior deciso a inizio luglio dopo lo scandalo di monsignor Nunzio Scarano, vicenda che aveva innescato una revisione della normativa sulla trasparenza, esaminata poi a Strasburgo da Moneyval (organismo che in uno suo report aveva criticato la governance della banca vaticana proprio in relazione alla commissione cardinalizia, un'anomalia nel contesto finanziario mondiale).

Una decisione quindi molto forte ma anche forse provvisoria, visto che l'intero impianto delle strutture sarà rivisto e lo stesso Ior potrebbe cambiare aspetto o essere fuso dentro un super-dicastero delle finanze, come sollecita il cardinale Oscar Maradiaga, che coordina il G-8 cardinalizio e a febbraio avanzerà le prime proposte di riforma concrete. In vista anche un cambio del consiglio di sovrintendenza, quello dei "laici" presieduto dal tedesco Ernst von Freyberg? A questo punto l'ipotesi è probabile, anche perché il prossimo settembre scadrà scadrà il quinquennio e si andrebbe comunque ad un rinnovo.

Dal punto di vista geografico le nomine sembrano in qualche modo riequilibrare il crescente peso dei cardinali di America Latina, Africa e Asia emerso nell'annuncio di domenica scorsa: l'Europa ha visto solo due cardinali – Londra e Perugia - e forse questo spiega in parte l'ingresso dell'austriaco Christoph Schoenborn, peraltro un porporato molto stimato, innovatore e coraggioso oppositore della "vecchia guardia", ma anche amico di Ratzinger e incluso all'inizio anche nella rosa dei papabili.

Da segnalare poi il crescente peso del Canada: un nuovo cardinale appena nominato a Quebec, l'ingresso dell'arcivescovo di Toronto nello Ior e la conferma sempre oggi di Marc Ouellet – altro nome circolato in Conclave, anche lui vicino a Bergoglio, da tempo alla presidenza del potente dicastero dei Vescovi - alla guida della Pontificia Commissione per l'America Latina il presidente, il cui segretario generale è il professor Guzman Carriquiry anche lui molto legato al Papa, che - insieme al direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian - é il laico che ricopre il più alto incarico nell'organigramma vaticano. Nell'organismo - che fa capo alla Congregazione per i vescovi - entra anche, come consigliere, il nuovo segretario del Sinodo e neo-cardinale Lorenzo Baldisseri, che sostituisce anche in questo incarico il suo predecessore Nicola Eterovic, tornato dopo un decennio nunzio apostolico e trasferito a Berlino in questa veste. Tutti gli altri consiglieri e membri sono stati confermati, compreso il cardinale di San Paolo del Brasile Scherer, appena uscito dallo Ior.

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