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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2014 alle ore 08:16.

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Gli italiani vogliono una politica che cambi (realmente) le cose



Ampio spazio ha ottenuto su tutta la stampa il Jobs act proposto da Matteo Renzi. Per curiosità professionale l'ho letto, e non ho trovato una parola sulle pensioni. Eppure il binomio lavoro-pensione è indissolubile perché l'occupazione non è solo fonte di reddito al presente, ma anche programma previdenziale per il futuro. Un altro argomento è il ticket sulle pensioni d'oro, che colpisce la vecchia generazione: a nessuno viene in mente che questo ticket è già stato censurato dalla corte costituzionale nel 2011? Un altro argomento ancora, affrontato solo a parole, riguarda il debito pubblico: 2mila miliardi di euro, con interessi passivi di 60 miliardi e un rosso di bilancio vicino ai 70. Ma chi può ancora illudersi che una legge di stabilità che riesca a spremere altri 30 miliardi ai contribuenti possa rimettere i conti a posto?
Si parla tanto da decenni di toccare l'economia sommersa, che pare faccia girare dai 300 ai 400 miliardi all'anno. Ma farla emergere è pressoché impossibile. Così com'è impossibile intervenire sul capitolo sprechi, perché buona parte d'Italia vive utilizzando le risorse dello Stato come ammortizzatori sociali. Eppure ogni famiglia di fronte alla crisi fa fronte comune e fa in modo che le uscite siano inferiori alle entrate. Possibile che a livello nazionale non si possano ridurre le uscite in maniera che siano inferiori alle entrate?
Norberto Ferretti
L'aumento della marca da bollo
Con la legge di stabilità 2014, la marca da bollo per iscrivere una causa a ruolo presso i tribunali è passata da 8 a 27 euro, con un aumento del 237,5%. E pensare che qualcuno sostiene ancora che le tasse non sono aumentate!
Silvano Stoppa
Cesano Boscone (Mi)
Il classico marziano che sbarcasse in Italia e volesse capire dai media cosa succeda tornerebbe nel suo pianeta convinto che gli italiani si levano ogni mattina angosciati dal dubbio se voteranno col sistema spagnolo, col Mattarellum, con le liste lunghe o col doppio turno. Partirebbe con un'impressione sbagliata. La priorità del Paese è riprendere una nuova fase di sviluppo, che non è vero sia ormai incompatibile con la realtà dei Paesi avanzati. Questi - chi più, chi meno (tranne la Francia, che anch'essa mostra ora di voler correre ai ripari, e non in motoscooter) - sono usciti dalle secche più preoccupanti della crisi e riescono ora a garantire anche qualche modesta prospettiva di nuova occupazione: anche la Spagna, che ha comunque arrestato il trend all'aumento dei senza lavoro.
L'Italia, che tanto si vantava di essere il secondo Paese manifatturiero d'Europa, sta correndo il rischio in molti settori di un'autentica desertificazione produttiva: non mancano le eccezioni, naturalmente, come dimostrano i successi, soprattutto nelle imprese che esportano. Ma si calcola che ne occorrerebbero almeno il doppio, per garantire una ripresa duratura. Pensare di eccitare gli "animal spirits" aumentando imposte e tasse, e tollerando un carico burocratico paralizzante è un'illusione pericolosa.

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