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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 13:44.

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Un altro nodo centrale è quello degli impianti. A Milano Armani ha anche investito di tasca sua, ma i lavori al Palalido sono in ritardo di anni. In Italia mancano gli impianti adeguati per organizzare i grandi eventi, come mondiali e Olimpiadi, e anche il numero uno della Nba, David Stern, ci ha appena tirato le orecchie.

«Qui occorre distinguere. Il problema esiste ed è grave, non dobbiamo nasconderlo. Io sono vicino ad Armani e Proli, che a Milano stanno facendo un grande lavoro. Anzi colgo l'occasione per complimentarmi con loro per quello che stanno facendo in Eurolega. E sono anche vicino alla famiglia Cremascoli e a Cantù, che da anni sta aspettando di vedere la nascita di un palazzetto. Ma io purtroppo non ho potere in questa materia, non posso decidere io se un impianto si deve costruire o no».

La nuova legge sugli impianti sportivi potrebbe aiutare...

«Senza dubbio la legge che è appena passata è importante e agevola le pratiche, ma poi le pratiche bisogna farle. Non so quante società in questo momento abbiano la possibilità di investire, o potranno investire in futuro, sulla costruzione di un impianto. Anche Stern, che ci tira le orecchie, conosce bene la situazione italiana. Tutti noi vorremmo la costruzione di grandi impianti, ma non possiamo scordare che la filosofia è diversa da quella Nba. Anche nel calcio i nuovi stadi sono più piccoli che in passato, si cerca di costruire a dimensione di territorio. Per questo, se parliamo di grandi impianti, che possano ospitare mondiali e Olimpiadi, è necessario l'intervento del settore pubblico. Ho appena visto Roberto Maroni al Consiglio Nazionale del Coni, che si è tenuto a Milano pochi giorni fa. Lui si aspetta un intervento del Coni, ma il Coni non può più mettere soldi».

A proposito di soldi, da più parti si legge di grosse difficoltà da parte di alcune società di livello nazionale. Cosa pensa in proposito?

«Intanto che molte sono voci e che dobbiamo valutare solo i dati reali. Abbiamo messo regole più stringenti, ogni due mesi andiamo a controllare il pagamento degli stipendi dei giocatori. Insomma la Comtec sta facendo bene il suo lavoro e aspettiamo i risultati».

Intanto lei insiste sulla necessità per il basket di distinguersi dal calcio sulla legge 91 sul professionismo, che peraltro risale al 1981 quando il mondo era molto diverso da oggi.

«Certo, l'ho ricordato nel mio intervento al Consiglio nazionale del Coni e l'ho detto anche al presidente del Consiglio, Enrico Letta. La legge 91 ci ha legati perchè è stata pensata per il calcio, ma la situazione del calcio è diversa. Al punto che nel calcio sono in molti quelli che non vogliono cambiare status. Ho chiesto al presidente del Coni, Malagò, di aiutarci, e mi ha garantito che ci darà una mano. Ma quando si tratta di modificare una legge dobbiamo ricordarci che le leggi le fa il Parlamento, e che in questo momento il Parlamento è occupato su altri temi. Resta una questione aperta e importante che sarà al centro dell'incontro che ho già ricordato, con i presidenti della società, in occasione delle Final Eight».

Immagino discuterete anche della possibile estensione alla pallacanestro del Lodo Petrucci, che ha trovato applicazione nel calcio consentendo di non disperdere il patrimonio sportivo e la tradizione di piazze importanti escluse dalle competizioni per motivi finanziari.

«Ne parlerò con i presidenti, ma non si deve fare un parallelo secco con il calcio che in questo momento prevede la possibilità, per una nuova società, di ripartire da una serie inferiore di due categorie rispetto a quella della società esclusa. Non esiste alcun automatismo, è una situazione sul tappeto della quale dobbiamo discutere. È evidente che città storiche non possono disperdere il loro patrimonio, ma questo non vuol dire che tutte le società in crisi si devono salvare per forza. E sicuramente non è una cosa che introdurremo a campionati in corso, cambiando le regole del gioco all'improvviso, e nemmeno da qui a mesi. Si tratta di una possibilità, che deve essere studiata conservando i diritti acquisiti e i diritti sportivi».

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