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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 20:23.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 22:01.

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Gianni Cuperlo e Matteo Renzi (Ansa)Gianni Cuperlo e Matteo Renzi (Ansa)

Dopo quelle di Stefano Fassina sono arrivate oggi le seconde dimissioni in polemica con la gestione del partito dal parte del neo-segretario Matteo Renzi. Gianni Cuperlo ha lasciato la presidenza dell'Assemblea Pd, escludendo però ipotesi di scissione. Alla base della scelta, l'attacco di Renzi (nel corso della direzione di ieri) che lo aveva accusato di critiche strumentali sul testo di riforma elettorale proposto. Per il segretario Pd però «le critiche si fanno e si ricevono» e il testo dell'intesa con Berlusconi è blindato, perché«rimettere in discussione i punti dell'accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto».

Renzi nella e-news serale ha svelato poi alcuni retroscena inediti sul compromesso raggiunto con Berlusconi, confessando di essere «un sostenitore delle preferenze», ma di non esserle riuscite a inserire nell'accordo perché «sul punto si è registrata una netta ostilità di Fi». E a Porta a Porta ha risposto picche alle richieste dei piccoli partiti che chiedono di abbassare la soglia di sbarramento dell'Italicum:«La soglia si mette proprio per evitare il ricatto dei partitini. I partitini si arrabbiano? Si arrangiano». Intanto, mentre va in scena la polemica nel partito democratico tra maggioranza e minoranza, il leader di Sel Nichi Vendola al Tg3 ha dichiarato: «Non entreremo nel Pd».

Cuperlo: allarmato, ma no a scissione
«Mi dimetto - spiega Cuperlo nella missiva pubblicata sulla sua pagina Facebook - perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l'omologazione, di linguaggio e pensiero. Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità». «Ancora ieri, e non per la prima volta, tu hai risposto -scrive Cuperlo rivolto a Renzi - a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale» spiega l'esponente Pd, che esclude ipotesi di scissione. In serata, in un'intervista a Ballarò su Rai3 però, ha escluso una scissione del Pd: «Questo è il nostro partito, lo è stato, lo è e lo sarà» ha assicurato, pur non risparmiano un'altra stoccata a Renzi: «I veri leader dirigono, non comandano».

Renzi: modifiche solo se tutti d'accordo, senza riforme legislatura rischia
Secca la replica del segretario Pd all'annuncio di dimissioni di Cuperlo. «Caro Gianni, rispetto la tua scelta - scrive in una lettera indirizzata a Cuperlo -. Mi spiace che ti sia sentito offeso a livello personale» ma «in un Partito Democratico le critiche si fanno, come hai fatto tu, ma si possono anche ricevere». Renzi ringrazia Cuperlo «per il lavoro svolto», ma non gli chiede di tornare sui suoi passi. Entrando nel merito delle critiche sulla riforma della legge elettorale, il segretario Pd ammette che si «poteva fare meglio», ma difende il compromesso trovato («finora non si era fatto neanche questo»). E ribadisce che «rimettere in discussione i punti dell'accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto». Poi più tardi ai deputati in assemblea dice senza giri di parole: «senza riforme la legislatura rischia». E apre alle modifiche condivise: «Se c'é accordo con tutti per modificare e migliorare sono felice. Per me se non si toccano il premio di maggioranza e il ballottaggio fate quel che vi pare». Mentrea a Porta a Porta dichiara: «Il nuovo presidente lo deciderà l'assemblea del Pd. A me piacerebbe che non fosse uno del mio giro ristretto».

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