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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2014 alle ore 06:44.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:46.

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È ancora lungo, e con numerosi interrogativi, il percorso che porterà alla rimozione della Costa Concordia dallo specchio di mare di fronte all'isola del Giglio, dove giace da ormai due anni. Il primo passo sarà quello di continuare le opere per garantire alla nave la possibilità di tornare in galleggiamento. Oggi, infatti, il relitto, ancorché raddrizzato da settembre, è appoggiato su una serie di supporti che, in qualche modo, lo ancorano al luogo dove lo scafo si è adagiato dopo aver urtato gli scogli delle Scole. Anzi, per far sì che la nave fosse in sicurezza anche d'inverno, lo scorso dicembre sono stati completati gli interventi di winterization, cioè operazioni (installazione di tubolari d'acciaio, di sacchi di malta cementizia e di un sistema di ritenuta per la prua) atte a garantire la stabilità del relitto anche nel caso di condizioni atmosferiche estreme. Condizioni che si sono verificate a Natale, con vento a 50 nodi e onde fino a 4 metri.

Si dovrà, invece, attendere aprile per l'inizio delle operazioni di sistemazione dei 19 cassoni (detti sponson) che serviranno a far rigalleggiare la nave. Undici cassoni sono già stati agganciati alla murata sinistra (quella rivolta al mare). A questi se ne dovranno aggiungere altri quattro. Poi saranno saldati altri 15 sponson alla fiancata di dritta. Quella che è restata immersa un anno e otto mesi e oggi presenta danni strutturali. Tanto che per agganciarvi i cassoni sono stati preparati alcuni pannelli di acciaio da applicare alla murata per fare in modo che gli sponson (che attualmente sono a Livorno, dove li stanno ultimando con i sistemi di controllo zavorra) siano agganciati a una superficie uniforme. Dopo questa operazione, che si farà con i cassoni riempiti di acqua, se tutto sarà andato bene la nave potrà essere rimessa in galleggiamento. Gli sponson (si prevede entro giugno) saranno infatti svuotati dall'acqua e riempiti d'aria, favorendo così il galleggiamento della nave.

A questo punto, si innesta l'incognita della rimozione del relitto. Due i sistemi pensati per trasportarlo. Il primo, per il quale sembrano propendere i tecnici, è quello tradizionale del traino fino al porto di destinazione per lo smantellamento (lo scalo dovrebbe essere deciso entro marzo ma non è facile da scegliere, in quanto la nave avrà un pescaggio di ben 18,5 metri).

Tutti gli studi finora eseguiti sullo scafo rassicurano sul fatto che la struttura è solida e in grado di navigare. Non sono esclusi, però, imprevisti. Inoltre è possibile che il porto scelto come punto finale di arrivo non sia vicino. Quindi è stato pensato un sistema di trasporto alternativo che prevede l'utilizzo della nave Dockwise Vanguard, un'unità semisommergibile in grado di caricare a bordo la Concordia. Il relitto, però, è davvero enorme: è lungo 289,6 metri e (soprattutto) largo 62,5 metri, con i cassoni agganciati. È p possibile, quindi, che perfino la Vanguard debba esser modificata per poter accogliere simili dimensioni.

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