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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2014 alle ore 12:03.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2014 alle ore 15:25.

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Lucio Dalla allo stadio (LaPresse)Lucio Dalla allo stadio (LaPresse)

Caro Lucio, ti scrivo,
ma siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c'è una grossa novità. Il ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones non ce la fa più: "Che resto a fare il presidente onorario del Bologna, se in questo catino dove un tempo si applaudivano persino gli avversari quando giocavano bene, ora si fa a brandelli Caruso?". Sì, Lucio, Gianni parlava proprio di te e della tua bellissima, struggente canzone che spazia da Surriento all'America.

Vuoi sapere che è successo e quando? Giusto, perché così capirai che qualcosa ancora qui non va. Èdomenica 19 gennaio e si gioca Bologna-Napoli. Una manciata d'ore prima dell'incontro a Gianfranco Maraniello, direttore di un museo della città, viene l'idea di far precedere la partita dalle note della tua splendida Caruso. Ci facevi venire la pelle d'oca quando ti arrampicavi lassù, con quei toni impediti a noi comuni mortali (te voglio bene assaje, ma tanto tanto bene sai, è ‘na catena ormai che toglie il sangue dint'è vene sai). Bene, benissimo, bella iniziativa, un segno d'amicizia e di pace nel tuo nome. Tale era il tuo amore per la squadra "che tremare il mondo fa" che ti sei prestato a comporre l'inno con Carboni, Morandi e Mingardi. Quel giorno maledetto e bellissimo dei tuoi funerali c'era la sciarpa rossoblù sulla tua bara. Il groppo alla gola era gigantesco: "Qui dove il mare luccica e tira forte il vento...".

Altro che vento, Lucio. Sullo stadio si scatena la bufera degli ultrà: insulti, urla, persino sul tuo nome. Sii orgoglioso, perché nel loro terribile linguaggio è segno di paura. Ma noi, a differenza tua, che sei stato persona di grandi passioni e sentimenti, ma mite, civile e tollerante, il sangue ribolle. Vengono issati striscioni che invitano il Vesuvio "a fare il suo dovere" e persino tu vieni coperto dai fischi e da quelle voci gonfie di rabbia e odio. Caro Lucio, da quando sei partito si esce poco la sera, compreso quando è festa e probabilmente si finirà per andare meno anche allo stadio. Gianni (Morandi) sarà pure un eterno ragazzo, ma ha fatto un gesto da uomo vero, lo converrai. Si è alzato in una tribuna investita da uno strano fenomeno di sordità e ha lanciato un grido di dolore non solo in tua difesa, ma anche dello sport che tanto amavi, come lui. A pochi passi c'era il nuovo presidente del Bologna football club, tale Albano Guaraldi. Dice che"non ha sentito quei cori". Punto e a capo.

Caro Lucio, sai che ti dico? Che il nuovo anno non porterà una trasformazione, anche se tutti quanti stiamo già aspettando. Non se ne può più della favola delle esigue minoranze: il calcio non è riformabile. Le scene disgustose che ti ho raccontato non fanno certo a pezzi te, che resterai nel cuore di tutti gli italiani e di chi ama la musica e il gioco del calcio, a dispetto dei privati di cerebro che hanno fischiato. Che si tratti infatti di professionisti dell'odio "etno-deficiente" (riprendiamo la definizione terribilmente azzeccata del collega Michele Smargiassi di Repubblica) non c'è alcun dubbio e lo dimostrano le successive reazioni che cercano di nascondere la mano indicando i napoletani e gli intellettuali da salotto (manco a dirlo) quali veri intestatari degli insulti e non te. Vili due volte.

Quanto al presidente, quello vero purtroppo, siamo alle solite: dovrà essere tre volte Natale e festa tutto l'anno perché avvenga il miracolo d'una reazione. Lo sai, non c'è coraggio, non c'è volontà di andare alla radice del fenomeno, c'è il terrore delle ritorsioni e soprattutto, unico elemento a difesa di "cuor di leone" Guaraldi, c'è il rischio di essere lasciati soli e sconfitti a sostenere battaglie di elementare civiltà. A stendere un velo di vergognoso, definitivo silenzio ci pensano i provvedimenti, come la chiusura delle curve con la condizionale. Perciò ogni presidente, fa come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla.

S'intende che la voce grossa si leva al primo rigore negato o subìto: allora gli occhi si fanno di lince e gli orecchi si trasformano in sensibili parabole fino al punto di percepire il minimo sussurro in campo.

L'anno che sta arrivando (anzi è arrivato) tra un anno passerà. Hai proprio ragione: è questa la novità.

Buon campionato a te sui campi elisi e a noi, se possibile, qui in terra.

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