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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 15:19.
L'ultima modifica è del 27 gennaio 2014 alle ore 15:32.

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Claudio Scajola (Imagoeconomica)Claudio Scajola (Imagoeconomica)

L'ex ministro di Forza Italia Claudio Scajola è stato assolto dal Tribunale di Roma dall'accusa di finanziamento illecito in relazione all'acquisto e alla ristrutturazione di un appartamento con vista sul Colosseo. L'assoluzione è stata dichiarata perché «il fatto non costituisce reato». Nel medesimo processo era imputato anche l'imprenditore Diego Anemone, per lui le accuse sono cadute per intervenuta prescrizione. «Ho sempre detto la verità - è stato il commento di Scajola, in un colloquio telefonico con Silvio Berlusconi che lo ha chiamato per complimentarsi dell'esito del processo -. Questo processo non doveva neppure cominciare perché era tutto prescritto. La decisione del giudice di assolvermi assume un maggiore valore».

La richiesta non accolta dei pm: tre anni di reclusione
I pm della procura di Roma Ilaria Calò e Roberto Felici avevano chiesto tre anni di reclusione sia per Scajola che per Anemone e il pagamento di una maxi multa di due milioni. Secondo l'accusa, l'imprenditore avrebbe pagato, attraverso l'architetto Angelo Zampolini, parte (circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni) della somma versata nel luglio del 2004 da Scajola per acquistare l'immobile e avrebbe poi dato centomila euro per i lavori di ristrutturazione dell'appartamento. La difesa ha confutato la ricostruzione dei pubblici ministeri affermando in aula che «le prove documentali e testimoniali emerse durante il processo hanno rivelato la superficialità e l'inesattezza delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza».

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