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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 06:41.
«Non ho un contatto diretto con lui ma questa lettera esiste - qualunque cittadino, sia chiaro, può scrivere al presidente - e Gulen espone per iscritto il desiderio di volere concludere pacificamente le questioni rimaste aperte con il governo». Non è azzardato credere che abbia chiesto la mediazione di Gul: a parlare con Gulen è andato Fehmi Koru, ex direttore di Zaman, quotidiano finanziato dall'imam e amico personale del presidente. Anche la politica estera è nel mirino delle critiche, dentro e fuori dal Paese: tre anni dopo le rivolte arabe la Turchia è in rotta con la Siria, con l'Egitto dei militari, che hanno fatto fuori i Fratelli Musulmani di Morsi appoggiato da Erdogan, ha ritirato l'ambasciatore da Israele, senza contare i problemi con l'Iraq per l'export di petrolio dal Kurdistan autonomo.
«All'annuale conferenza degli ambasciatori ho richiamato l'attenzione sulle correnti radicali ai confini con la Siria. Da qui possono venire minacce anche da parte di Al Qaeda: non abbiamo informazioni su attentati imminenti ma prendiamo precauzioni. Sulla Siria si è detto molto e fatto poco: accogliamo 700mila profughi e i costi sono sostenuti dallo stato turco. Anche i nostri alleati europei e americani hanno commesso errori: a parole hanno sostenuto l'opposizione siriana e le scelte democratiche in Egitto. Ma in realtà si sono limitati a degli slogan, con il risultato che molti gruppi moderati sono rimasti delusi accogliendo le istanze dei movimenti più radicali. Per quanto riguarda la Siria vedete bene quanto sono solidi coloro che aiutano il regime (Russia e Iran, n.d.r.), quelli che non sono a favore devono dimostrare di essere altrettanto concreti».
Ma l'ingresso in Europa è ancora un obiettivo realistico? «Per noi è strategico. Anche il nostro successo economico - siamo al 16° posto mondiale pur non avendo gas e petrolio - è dovuto all'attuazione degli obiettivi democratici europei: i princìpi giuridici dell'Unione sono una sorta di scudo e di orientamento per tutta la popolazione».
Gul è in Italia con una folta delegazione di ministri e uomini d'affari, e giovedì partecipa a Villa Miani a Roma a un convegno improntato sull'economia, quasi una missione da premier oltre che da presidente. «Tra Turchia e Italia c'è una lunga amicizia e le relazioni sono storiche. Siamo partner della Nato e di missioni militari internazionali. L'interscambio è di oltre 20 miliardi di dollari l'anno, le imprese italiane in Turchia hanno investito 6 miliardi di dollari e sono oltre un migliaio». Ecco perché, tra Europa, affari e ambizioni politiche, dopo la visita di Hollande ad Ankara, Gul, l'uomo delle svolte e delle coincidenze fortunate, parte con la sua campagna internazionale da Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATACHI È GUL Presidente dal 2007
Abdullah Gul, 63 anni, è presidente della Turchia dal 28 agosto 2007. In precedenza aveva ricoperto l'incarico di primo ministro per quattro mesi tra il 2002 e il 2003 ed era stato ministro degli Esteri e vicepremier dal 2003 al 2007
Alleato di Erdogan
Gul è il primo presidente della Turchia moderna proveniente da una formazione politica islamica. Da sempre stretto alleato di Erdogan, negli ultimi mesi è stato indicato come un possibile candidato alternativo a Erdogan per le prossime presidenziali, le prime a elezione diretta Turchia vulnerabile ... E LA SVALUTAZIONE DELLA LIRA Lire turche per un dollaro (scala invertita) IL DISAVANZO CON L'ESTERO... Deficit delle partite correnti in percentuale del Pil