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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 15:37.
L'ultima modifica è del 31 gennaio 2014 alle ore 11:59.

Non è stato facile passare alla scuola total mente digitale. Un ruolo importante lo hanno avuto i professori: «Tutti gli insegnanti sono abilitati all'insegnamento con la Lim e i tablet. Sono stati selezionati o hanno aggiornato le loro conoscenze informatiche con una formazione specifica per poter insegnare nel migliore dei modi in una scuola digitale».

«La scuola - spiega Valentini - deve sapere innovare, come deve saper innovare la società. L'obiettivo per un insegnante è sempre lo stesso: «Bisogna arrivare a far accendere nei ragazzi la fiammella, risvegliare o far nascere il piacere della conoscenza. Far venire voglia di studiare, di approfondire, di andare a leggere». La carta è morta? Assolutamente no, secondo il preside: «È cambiato solo il medium, è il passaggio che è inverso. Ormai i ragazzi vivono in un'era digitale. E noi li dobbiamo far arrivare dal tablet e dagli smartphone al libro, devono scoprire la bellezza del sapere. Se si riesce ad accendere il piacere della conoscenza in un ragazzo il gioco per noi è fatto. Abbiamo fatto bene il nostro lavoro».

L'istituto di Bardonecchia ha tanti atleti iscritti. Sportivi di varie discipline, ma soprattutto degli sport invernali. Ragazzi che magari fanno la coppa del mondo di sci e girano i continenti con lunghi periodi in Canada e Stati Uniti durante l'inverno. Con i tablet sono sempre a contatto con la scuola e possono seguire in tempo reale le lezioni di tutte le materie di studio e i rispettivi appunti sulla Lim. Quando poi, in primavera finiscono le gare, c'è un periodo di transizione per rimettere in pari i ragazzi che frequentano la scuola e quelli che sono stati "in trasferta". E poi negli ultimi tre mesi di anno scolastico, da aprile a giugno, c'è una full immersion di scuola con lezioni al mattino e pomeriggio e corsi anche la domenica per recuperare.

Gianluca Pasquale, professore di matematica e informatica, e vice preside della scuola, ha seguito dall'inizio il progetto e tutte le fasi del passaggio dalla carta al tablet. «La scuola 100% digitale - spiega il professore - è stata resa possibile grazie all'utilizzo di comuni tablet con sistema operativo Android e due software dedicati. Il primo software è il "Samsung School", versione italiana di un software dedicato per le scuole già in uso in Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti e Francia. Il secondo software è "Argo", il registro elettronico autorizzato dal ministero dell'Istruzione per le scuole che ne fanno richiesta.

In una prima fase è venuto un formatore della Samsung che ha insegnato a tutti, professori e studenti, le modalità di funzionamento del software per studiare con il tablet. C'è stato un po' di rodaggio ma poi tutti hanno imparato in fretta a studiare così.

Le lezioni si svolgono con la piattaforma multimediale samsung School. «Ma facciamo lezione in maniera classica. Vale a dire: il professore spiega utilizzando la lavagna, che è elettronica, e i ragazzi seguono la spiegazione e intervengono durante la lezione per chiedere chiarimenti. A casa gli studenti si trovano tutti gli appunti della lezione presi sulla lavagna elettronica sul tablet, assieme al libro di testo e ai dizionari per studiare quella lezione. I testi si possono evidenziare e sottolineare sul tablet, come si fa sulla carta. «All'inizio è stato difficile, Poi quando ci prendi la mano è semplice: le cartelle sono leggere. I ragazzi sono paradossalmente più stimolati e controllati nelle loro attività. Perché sia i professori che i genitori sanno esattmente che cosa hanno fatto, quali sono i voti presi fino a oggi nelle varie discipline, se sono stati a scuola. La lezione è più partecipata. E anche per costruire gli approfondimenti su un determinato tema il tablet è eccezionale. Se parlo dell'Olocausto, si possono vedere un film Schindler list. Se parliamo di Mandela si possono leggere pezzi del suo libro, vedere le immagini storiche della lotta all'Apartheid, ascoltare le canzoni anti-apartheid».

Sul desktop dei vari tablet di ogni allievo ci sono tante cartelle quante sono le materie, i libri di testo e i dizionari e poi Dropbox con cui vengono condivisi video, foto, lezioni e i compiti a casa. «Noi - spiega il professore informatico - diamo ad esempio la possibilità al migliore della classe di mettre la sua prova su dropbox, così tutti gli altri possono confrontarsi con quello che hanno fatto loro. L'interazione tra le varie materie è più semplice perché è tutto già condiviso». Il costo di tutti i libri scolastici contenuti in ogni tablet per un anno scolastico è di circa 90 euro. Il 75% in meno dei libri cartacei. Abolita la biro, l'unica cosa rimasta ancora cartacea sono i compiti in classe e gli esami, che per legge vanno ancora fatti così. «Ogni classe - continua a spiegare il professore - ha la sua mail di classe che arriva a tutti gli studenti, sia sui loro smartophone che sul tablet. Se devo dare una comunicazione a tutti, tipo "domani interrogo" , invio una mail all'indirizzo di classe e il gioco è fatto. Tutti lo sanno».

Lo spazio di lavoro del Prof continua anche dopo le lezioni. Si va oltre la campanella. «Il ragazzo è sempre seguito perché posso sapere in ogni momento della giornata se ha fatto i compiti». Un'altra possibilità interessante offerta dalla scuola con i tablet e la possibilità attraverso il software di Samsung School di fare lezioni individuali agli studenti dislessici: «Mi permette di seguire via via gli allievi, rispettrando la loro privacy, e di spiegare a ciascuno le cose di cui ha bisogno per evitare che rimangano indietro. Per uno studente è come avere il professore fisicamente vicino. Anche i genitori in tempo reale possono sapere tutti gli ultimi voti dei loro ragazzi, se sovo in classe, e così via, attraverso un id personale e una password.

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