Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 06:46.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:54.

My24

NAPOLI - In Italia per 100mila ettari di territorio avvelenato solo in 11 siti sono stati completati i piani di caratterizzazione e solo in tre i piani di bonifica, a fronte di un giro d'affari delle opere di risanamento di 30 miliardi. Casi emblematici, tra le aree con gravi problemi di inquinamento, in cui le bonifiche sono in ritardo, sono i due campani: Bagnoli e Terra dei Fuochi, a cui Legambiente dedica un discorso a parte nell'ambito del Dossier "Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?".

Da tempo quasi immemorabile sotto osservazione l'area occidentale della città di Napoli, tra il golfo di Pozzuoli, Soccavo e Astroni, – classificata Sito di interesse nazionale (Sin) con la Legge 388/2000 – in cui ricadono le aree industriali ex Ilva, ex Eternit, ex Cementir. A marzo 2013, secondo i dati forniti dal ministero dell'Ambiente, lo stato di avanzamento delle caratterizzazioni era al 29%, mentre i progetti di bonifica presentati e approvati riguardavano solo il 24% dei Sin. Il 22% ha goduto di una messa in sicurezza di emergenza.
In alto mare la bonifica della colmata di Bagnoli: oggetto di un intervento di messa in sicurezza d'emergenza, che di fatto è «dice Legambiente – diventato definitivo ma non sufficiente. La colmata – si legge nel Dossier – è ancora una sorgente attiva di inquinamento per gli arenili, per i sedimenti e per le acque di falda».

Poco lontano, la Terra dei Fuochi, anch'essa parte del Litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano: uno dei primi 15 Sin (Siti di interesse nazionale) inseriti nel programma nazionale di bonifica nel 1998, «che un anno fa – sostiene Legambiente – è stato inspiegabilmente trasformato in Sito di interesse regionale» senza che la Regione intervenisse. Legambiente contro tale decreto del ministero ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Ora si attente la norma annunciata dal ministro Orlando per riclassificare l'area Sin.
Proprio qui – riporta Legambiente – tra il 2012 e il 2013 ci sono stati oltre 6.000 roghi tossici, si contano 2.000 aree potenzialmente contaminate individuate dall'Arpa. Su quest'area sono in corso 33 inchieste per criminalità organizzata e traffico di rifiuti (avviate dal 2001). In ventidue anni sono stati smaltiti nella Terra dei Fuochi, tra la provincia di Napoli e di Caserta, circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Tra tutte le località, Masseria del Pozzo-Schiavi è quella più critica per contaminazione e illegalità diffusa. Oltre alla nota Resit di Giugliano, per la bonifica della quale esiste un commissariato ad hoc.

E sul fronte del risanamento? Per Legambiente siamo «all'anno zero». «Per la Resit un lavoro di perimetrazione e messa in sicurezza è stato fatto – dice il commissario Mario De Biase – seguendo sempre prescrizioni dell'Istituto superiore di sanità». Legambiente pone l'accento anche sul «fenomeno di illegalità nel settore delle bonifiche». Fenomeno su cui ha lanciato l'allarme pochi giorni fa anche il presidente della Corte d'Appello di Napoli, Antonio Buonajuto. (V.V.)

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi