Notizie SportRugby, l'Italia torna al Sei Nazioni con poche vittorie ma grande popolarità e stadi da tutto esaurito
Rugby, l'Italia torna al Sei Nazioni con poche vittorie ma grande popolarità e stadi da tutto esaurito
di Giacomo Bagnasco | 31 gennaio 2014
Partito come Quattro Nazioni (e senza vere e proprie classifiche ufficiali) nel XIX secolo, proseguito dal 1910 come Cinque Nazioni grazie all'inserimento della Francia, prima formazione "continentale" ammessa, il torneo di rugby più glorioso del mondo è diventato Sei Nazioni nel 2000, con l'ingresso dell'Italia nell'élite europea.
Al quindicesimo appuntamento gli Azzurri si presentano con un numero limitato di soddisfazioni ottenute sul campo (11 vittorie e un pareggio su 70 partite), ma con vette di popolarità insperate, mentre la federazione rugby vive una floridezza prima sconosciuta, che sostanzialmente resiste nonostante la crisi economica. E tutto grazie al Sei Nazioni, che compie il miracolo di ottenere il tutto esaurito prima nel piccolo Flaminio e poi nel grande Olimpico: un pienone di appassionati da zoccolo duro e di famiglie che sanno di potersi godere una giornata di sport in santa pace.
L'ovale piace anche in termini di "messaggio" e per questo la Fir, il cui giro di affari è arrivato intorno ai 40 milioni all'anno, attira sponsor di riguardo. I principali sono Cariparma (il cui nome campeggia sulla maglia in cambio di una cifra intorno ai 2,5 milioni di euro a stagione) e lo sponsor tecnico Adidas (che ha appena presentato la nuova maglia con le classiche tre strisce ma in versione tricolore, e si impegna, tra materiali e sponsorizzazione vera e propria, per circa 2 milioni). Ma, comprese le new entry NH Hotels e Maurer, azienda leader nel campo di ferramenta e utensileria, sono una trentina i partner a vario titolo della federazione.
Gli introiti che provengono direttamente dal Sei Nazioni sono distribuiti dall'organizzazione del torneo: ci si dividono i soldi dello sponsor unico Royal Bank of Scotland, che versa 43 milioni di sterline per un quadriennio, e quelli complessivamente raccolti per i diritti televisivi venduti in tutto il mondo. Per quanto riguarda l'Italia, la grossa novità è data proprio dal nuovo canale tv che trasmetterà le partite. Niente più Sky: con DMAX (canale 52 del digitale terrestre, 28 di Tivùsat e 808 del satellitare) tutte le partite tornano visibili in diretta e in chiaro. La rete "maschile" di Discovery si è aggiudicata i diritti da qui all'edizione 2017 per una cifra che, secondo quanto risulta, dovebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro.
Venendo al rugby giocato, ecco che si prospetta un torneo all'insegna dell'incertezza assoluta per la vittoria finale, con un coefficiente di difficoltà ancora più alto del solito per l'Italia, che per la prima volta si trova a dover affrontare due trasferte (e che trasferte, in casa dei campioni uscenti del Galles e poi della Francia) nei primi due turni. Gli Azzurri provengono da due cicli deludenti di partite, a giugno e a novembre, e devono continuare a fare i conti con l'alto numero di giocatori infortunati. I bookmaker vedono ancora favorito il Galles, reduce da due affermazioni, ma quote poco più alte verrebbero pagate per Francia e Inghilterra, pronte a incontrarsi già al primo turno. Più indietro l'Irlanda, ma il distacco maggiore nei pronostici riguarda la Scozia e, soprattutto, l'Italia, quotata a 100 e anche ben oltre. Si tratterà di provare a sfruttare al meglio i due turni casalinghi. Con la Scozia il 22 febbraio per cominciare a evitare lo sgradito cucchiaio di legno, e con l'Inghilterra il 15 marzo per centrare l'ultima grande impresa mia riuscita in ambito europeo: fare abbassare le penne a quelli che gli avversari chiamano i "Pavoni bianchi", dopo esserci andati clamorosamente molto vicini nel tempio di Twickenham.