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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 08:19.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:56.

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TARANTO - Via libera ieri sera della Camera al decreto sull'Ilva e sulla Terra dei Fuochi in Campania. Il provvedimento approvato, che ora va al Senato per la definitiva conversione in legge, è molto diverso da quello varato lo scorso 3 dicembre dal Consiglio dei ministri. Lo evidenzia prima del voto finale anche il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, per il quale il decreto «non risolve definitivamente tutti i nodi strutturali, ma sicuramente dà gli impulsi giusti».

E riferendosi alla mobilitazione delle popolazioni campane e al ruolo di don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano molto impegnato sul fronte ambientalista, Orlando li ringrazia e ne sottolinea il contributo positivo in quanto, evidenzia, «la protesta rimane inefficace se non produce anche un cambiamenti delle istituzioni».
Il decreto definisce un'insieme di misure per due aree del Sud simbolo dell'inquinamento ma anche di omissioni ed errori. Per l'Ilva di Taranto, l'aspetto più interessante riguarda la possibilità di finanziare il risanamento dello stabilimento con l'aumento di capitale al quale il commissario Enrico Bondi chiamerà la proprietà, i Riva, a partecipare. In caso di rifiuto degli azionisti, il commissario potrà rivolgersi a investitori terzi ma anche chiedere lo svincolo delle somme sequestrate dalla Procura di Milano agli stessi Riva per i reati fiscali e valutari. Altro elemento importante per l'Ilva è l'accelerazione dei tempi e delle procedure per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale e delle autorizzazioni legate alla bonifica dello stabilimento. Tema, questo, evidenziato soprattutto dai commissari dell'Ilva, per i quali i passaggi della burocrazia non devono costituire un ulteriore ostacolo ad un progetto complesso nel quale non c'è solo l'Autorizzazione integrata ambientale, ma anche l'innovazione tecnologica e il rilancio competitivo del siderurgico.

Per la Terra dei Fuochi, invece, il decreto prevede la possibilità di utilizzare i beni confiscati alla criminalità nella bonifica, stabilisce nuovi, specifici controlli dei terreni contaminati, della falda e degli inquinanti, istituisce i consigli consultivi per assicurare la partecipazione dei cittadini, assicura la presenza dell'Esercito nelle aree interessate seppure per un anno. Un punto che unisce le due aree sono gli screening sanitari per le popolazioni esposte alle fonti inquinanti, per i quali sono stati stanziati 25 milioni nel 2014 e altrettanti nel 2015.
Parla di «decreto prototipo» il relatore di maggioranza Alessandro Bratti del Pd. «Abbiamo messo in campo - afferma - uno schema che si può senz'altro migliorare ma ritengo che possa essere applicato anche in altre aree del Paese». Bratti evidenzia poi come la parte sanitaria e di tutela della salute «sia uscita rafforzata con le modifiche parlamentari» mentre sull'aumento di capitale dell'Ilva osserva che si tratta di «un percorso stretto ma che comunque ora c'è».

«Le istituzioni danno una risposta forte a illegalità ed ecomafia» sostiene Ermete Realacci, del Pd, presidente della commissione Ambiente della Camera, mentre il ministro Orlando iscrive il decreto in una strategia più complessiva che ha gli altri tasselli nell'inserimento nel Codice dei reati ambientali, nella riforma dei controlli ambientali e nel prossimo varo del Collegato Ambiente.

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