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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 12:59.
L'ultima modifica è del 01 febbraio 2014 alle ore 13:26.

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(credit Massimo Morello)(credit Massimo Morello)

Domenica 2 febbraio a Bangkok è il Picnic Day. Tutte le strade saranno trasformate in isole pedonali e la popolazione è invitata a celebrare uno dei principi cardine della cultura thailandese: il sanuk, il divertimento. Ossia mangiare, bere, cantare, far festa, dedicarsi allo shopping. E altro. «Domenica resta a casa» consigliano in molti, compresa una sorridente colonnella della polizia metropolitana. Lei, invece, dovrà fare gli straordinari. Sarà in piazza assieme ad altri duecentomila colleghi e settemila soldati in tutto il paese.

Domenica si dovrebbero svolgere le elezioni politiche. Sono state indette nel dicembre scorso dopo le dimissioni del governo in carica in seguito alle dimostrazioni organizzate dal People's Democratic Reform Committee (PDRC), fondato e guidato da Suthep Thaugsuban, ex vice primo ministro nel precedente governo del conservatore Partito Democratico.

La manovra non ha risolto il problema: dall'inizio di quest'anno, infatti, il Pdrc ha lanciato la campagna "Shutdown Bangkok", blocca Bangkok, organizzando raduni e manifestazioni permanenti nei punti nevralgici della capitale e bloccando l'accesso a ministeri e uffici statali.

L'origine della rivolta – che sinora ha provocato cinque morti e una dozzina di feriti - è stata la proposta di un'amnistia per tutti i coinvolti nelle rivolte susseguite dal 2006. Amnistia che avrebbe cancellato anche la condanna (dopo un processo estremamente politicizzato) per corruzione dell'ex premier Thaksin Shinawatra, deposto da un colpo di stato nel 2006 e rifugiato all'estero.

Da allora, la Thailandia si è letteralmente divisa in due: i sostenitori di Thaksin, le cosiddette "magliette rosse", i phrai, il popolo, le classi più povere, e i loro oppositori, i "gialli" (dal colore della casa reale), rappresentanti dell'ammart, l'elite. Nel 2010 i rossi hanno occupato il centro di Bangkok innescando una rivolta che si è conclusa con 90 morti e un migliaio di feriti. Nelle elezioni del 2011 il partito dei rossi, il Pheu Thai (per i thai) ha vinto le elezioni ed è stata eletta primo ministro la sorella dell'ex premier, Yingluck Shinawatra. Sembrò allora che, pur con molti vizi di forma, la Thailandia si fosse avviata alla normalizzazione. Era solo una speranza.

Ciò che sta accadendo da due mesi è la ripetizione di un film già visto. Ma sono cambiati i colori: i "rossi" hanno adottato in molti casi delle magliette bianche per apparire meno minacciosi. I "gialli" prima hanno scelto il nero (in segno di lutto per la scomparsa del sommo patriarca buddhista) quindi hanno optato per colori neutri onde evitare pericolosi paragoni con l'ultradestra occidentale (a parte i membri del servizio di sicurezza). In occasione del capodanno cinese, che ricorre proprio oggi, sabato 1 febbraio, Suthep ha concesso ai suoi di indossare vestiti rossi (colore beneaugurante), sia pure corretto con foulard gialli o dai disegni dorati della tradizione.

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