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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2014 alle ore 13:32.

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Un passo avanti c'è stato con l'attuazione della norma sull'incandidabilità a seguito di condanne definitive (il caso di Berlusconi con l'applicazione del dlgs Severino). Ma i ritardi restano e sono pesanti, perchè le nuove regole sull'anticorruzione (legge 190 del 2012) non hanno per nulla modificato la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l'autoriciclaggio. Per non parlare poi dei conflitti di interesse e le incompatibilità di incarichi (il caso Mastrapasqua docet) rimasti irrisolti dal dlgs n. 39 dell'aprile 2013, varato negli ultimi giorni di vita del Governo Monti.

La relazione negativa dell'Ue sull'ultimo tentativo di regulation del fenomeno corruttivo e dell'illegalità nella Pubblica amministrazione non sorprende. A Bruxelles quel testo fatto di due articoli composti ognuno da un'ottantina di commi deve essere sembrato indigesto fin dall'inizio, quando il legislatore lo mandò in Gazzetta Ufficiale (novembre del 2012) con l'impegno di renderlo applicativo dall'agosto dell'anno successivo. E ancor più indigeste saranno risultate le norme aggiuntive, come il Dl 101 convertito in legge lo scorso ottobre che, tra le altre cose, ha rinominato la vecchia Civit in Anac (Autorità nazionale anticorruzione) senza però procedere alla nomina del nuovo presidente, atto su cui il Governo è in pesante ritardo e che prevede una procedura complessa, con ratifica delle commissioni parlamentari con una maggioranza dei due terzi.

Sulla ex Civit l'Ue dice chiaro che così com'è non va: composta solo da tre membri e con un organico di supporto di appena 30 effettivi, soggetti a frequenti sostituzioni, manca «della necessaria capacità per assolvere efficacemente ai suoi compiti». Compiti che forse andrebbero anche estesi. Insomma una bocciatura in piena regola e alla quale palazzo Chigi tenterà ora di rispondere recuperando il tempo perduto mentre in tutta la Pa, piano piano, si sta tentando di dare una prima attuazione alla legge 190 individuando, in ogni amministrazione, il "responsabile dell'anticorruzione", che speriamo non interpreti il suo ruolo come una sorta di "capro espiatorio" di ogni manchevolezza: ci ricorderebbe quel simpatico Benjamin Malaussène, protagonista dei più bei romanzi di Daniel Pennac che, appunto, riusciva a risolvere ben pochi problemi.

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