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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2014 alle ore 14:28.
L'ultima modifica è del 04 febbraio 2014 alle ore 17:30.

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Confindustria garantisce la «massima collaborazione e la disponibilità al confronto» ma, dice Giorgio Squinzi, «abbiamo il diritto-dovere di dire chiaramente quello che serve in questo momento per far ripartire il Paese». Squinzi non molla. E ribadisce al Governo l'urgenza di decidere, di varare misure a sostegno delle imprese e dei cittadini: «i nodi dell'economia reale vanno affrontati subito - chiarisce - non abbiamo più tempo per aspettare» sottolinea il presidente degli industriali nel corso di un'audizione presso la commissione bicamerale a Palazzo San Macuto sulla semplificazione legislativa e amministrativa.

E proprio su quest'aspetto ribadisce: «L'Italia è un Paese ormai da anni ostaggio di una burocrazia soffocante che assorbe le energie vitali di imprese e cittadini e ne distoglie tempo e risorse da impieghi più produttivi». Negli ultimi anni - ha spiegato Squinzi - la semplificazione è diventata un mantra per qualsiasi Governo» ma «dal 2008 a oggi delle svariate disposizioni che dovevano portare al risultato della burocrazia zero nessuna è stata attuata in via amministrativa». Secondo il presidente di Confindustria «troppe semplificazioni sono state annunciate per ragioni di marketing politico e, quindi, vissute solo nei media e non nella realtà».

Tra gli esempi del «desolante stato dell'arte» ha citato gli sportelli unici delle attività produttive. La «corsa alle norme» é diventata secondo il leader degli industriali uno «sport nazionale». Quindi «presi da una sorta di horror vacui, si regola ogni aspetta della vita quotidiana di imprese e cittadini, come se il riconoscimento di un minimo di libertà possa portare a chissà quali abusi».

L'auspicio è che tutti «lavoriamoper invertire una rotta che altrimenti ci porterà alla deriva e poi al naufragio» avverte Squinzi . Ne va anche della fiducia verso le istituzioni, ha aggiunto «il cui recupero è indispensabile: al contrario, saremmo davanti a un rischio che non possiamo permetterci» spiega.

«Il lavoro lo creano le imprese» spiega il presidente di Confindustria «questo lo hanno capito bene i Paesi nostri concorrenti - ha proseguito - che hanno messo al centro delle proprie politiche l'industria, semplificando e riducendo i costi a carico delle imprese. Esattamente il contrario di quello che succede in Italia».

Dati e classifiche dimostrano come «la complicazione burocratica» sia «una delle principali cause dello svantaggio competitivo dell'Italia». Uno svantaggio, dice Squinzi, «che sento pesante ogni giorno sulla mia pelle di imprenditore».
Il presidente degli industriali punta il dito contro «la corsa alle norme», che non porta «ad un quadro chiaro di regole volte a consentire il libero esplicarsi delle attività ma un insieme di prescrizioni che generano ostacoli e incertezze». La materia dell'ambiente è per Confindustria «un esempio eclatante». È oggi «veramente necessario - avverte Squinzi - che si prenda atto del disordine e si adottino metodi anche drastici per ridurre la legislazione esistente e migliorarla in termini di qualità».

E sulla pressione tributaria aggiunge: «il nostro è un fisco punitivo, complicato e incerto, che assoggetta l'impresa a migliaia di adempimenti e altrettanti controlli. Ma tutto questo è servito a contrastare l'aggiramento degli obblighi fiscali? I numeri ci dicono di no».

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