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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2014 alle ore 15:11.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2014 alle ore 17:22.

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Acque agitate in Senato dopo la decisione del presidente Piero Grasso di far costituire il Senato parte civile nel processo sulla compravendita dei senatori che vede coinvolto Silvio Berlusconi. Una decisione arrivata ieri sera, dopo che nel pomeriggio - con dieci voti contrari e otto a favore - il Consiglio di Presidenza ha dato parere negativo. Forza Italia annuncia le barricate. E anche il Ncd non nasconde la sua irritazione. Ma Grasso replica: ho deciso in completa autonomia, senza farmi condizionare dall'ufficio di presidenza.

Romani (Fi): Grasso venga in aula a spiegarsi
È stato il capogruppo di Fi Paolo Romani a pretendere da Grasso piegazioni formali in Aula. «Chiedo che sia il presidente a venire a spiegare le regioni giuridiche della sua scelta e del suo comportamento. In assenza di questo è difficile immaginare che i lavori possano mantenere quello spirito di serenità», ha avvertito.

Sacconi (Ncd), venuta meno sua terzietà
Forti malumori anche in casa Ncd. «Mi associo alla richiesta del collega Romani, Grasso venga a riferire in Aula. Da oggi questa istituzione è diversa, qualcosa di grave è accaduto: quella terzietà che deve caratterizzare il ruolo del presidente è venuta meno», ha affermato Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd al Senato.

Grasso: nessuna persecuzione, difesa la dignità del Senato
Chiamato direttamente in causa Grasso ha replicato in Aula alle critiche mossegli dai senatori di centrodestra: Da parte mia «nessun pregiudizio» e «nessuna persecuzione» verso le persone coinvolte, ha sottolineeato. «Il Senato deve essere presente a quel processo. Non potevo castrare la possibilità che la dignità del Senato e la sua immagine potesse venir prese in considerazione nel processo».

«Scelta super partes, nessuna pressione»
«È stata una scelta super partes, una scelta discrezionale, che la funzione che ricopro mi attribuisce. Non ho subito nessuna pressione, ho agito in piena autonomia e indipendenza» ha rivendicato Grasso che ha aggiunto: «Non ho umiliato il Consiglio di Presidenza. Sono andato alla seduta aperto ad ogni soluzione. Ma anche dopo aver sentito la senatrice Casellati dire che il Consiglio non era competente a decidere mi sono rafforzato nella convinzione che fossi io a dovermi pronunciare». E ha affermato che «non ci sono state votazioni», ma solo «orientamenti» espressi nell'ufficio di presidenza da lui presieduto. Grasso ha poi spiegato anche che «la costituzione di parte civile si può anche revocare: ci sono gli strumenti, se tutta l'Aula del Senato è d'accordo.

«Io antiberlusconiano? FI si sbaglia»
Il presidente del Senato, a margine di un convegno a palazzo Giustiniani, ha replicato poi a chi gli chiedeva un commento sulle affermazioni di Maurizio Gasparri ed altri esponenti di Forza Italia che lo hanno definito «antiberlusconiano maturo».«Si sbaglia - ha detto Grasso - perché la scelta non è stata persecutoria e non si è voluto chiedere alcun risarcimento. È stata una scelta maturata dal senso del dovere e della responsabilità perché il Senato è coinvolto in una vicenda che speriamo non sia vera, perché sarebbe veramente deistituzionalizzante per il Senato».

Senatori Fi lasciano aula, allo studio mozione censura
Ma i senatori di Forza Italia e Gal, non convinti dalle spiegazioni di Grasso, hanno lasciato l'Aula del Senato per protesta. Uscendo dall'emiciclo hanno gridato «Vergogna, vergogna» contro Grasso, mentre il presidente continuava a parlare. E ora alcuni di loro starebbero mettendo a punto una mozione di censura nei confronti del presidente di palazzo Madama.

Il processo si apre martedì a Napoli
Grasso ieri una nota ha spiegato che «dopo aver ascoltato i diversi orientamenti espressi dai componenti del Consiglio di presidenza, ha dato incarico all'Avvocatura dello Stato di rappresentazione il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla cosiddetta "compravendita di senatori" che inizierà il prossimo 11 febbraio presso il tribunale di Napoli».

Dovere morale di partecipazione
In particolare, il presidente del Senato «ha ritenuto che l'identificazione, prima da parte del pubblico ministero, poi del giudice, del Senato della Repubblica italiana quale "persona offesa" di fatti asseritamente avvenuti all'interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell'istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all'accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento».

Il no del consiglio di presidenza
Durante il Consiglio di presidenza che si è svolto nel pomeriggio, la senatrice di Scelta Civica, Linda Lanzillotta, e l'esponente del Partito Popolare per l'Italia, Antonio De Poli, hanno deciso di esprimersi insieme a Forza Italia, Gal, Ncd e Lega contro la possibilità. Hanno dato invece parere positivo alla costituzione di parte civile i componenti del Consiglio di presidenza del Senato che fanno parte del centrosinistra: Alessia Petraglia (Sel), cinque senatori del Pd (Valeria Fedeli, Silvana Amati, Maria Rosa Di Giorgi, Angelica Saggese e Luciano Pizzetti), Laura Bottici (M5S) e Hans Berger (Gruppo Autonomie). Per un totale di 8 senatori.

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