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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2014 alle ore 17:50.
L'ultima modifica è del 07 febbraio 2014 alle ore 18:05.

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L'incrocio pericoloso tra l'Italicum e i soldi (da togliere, ma a rate) ai partiti. Il convoglio del decreto Destinazione Italia che negli stessi giorni rischia di sbandare, lo svuota carceri nell'imbuto di un nuovo (sarebbe il decimo per il Governo) voto di fiducia in arrivo, il milleproroghe dimezzato in cerca d'autore. E quello stop alle Province incagliato in centinaia e centinaia di emendamenti quando le elezioni per il rinnovo di centinata di cariche è alle porte in primavera. Mentre Matteo (Renzi) ed Enrico (Letta) ingaggiano il duello finale tutto in casa democrat in vista della direzione di giovedì 20 febbraio, in Parlamento si apre già da lunedì 10, la settimana del prendere o lasciare. Per i due duellanti a parole non duellanti, i giorni decisivi iniziano infatti dieci giorni prima. Per loro. Per il Governo. E per la legislatura, a seconda delle pieghe che prenderà l'intera vicenda.

Destinazione Italia, primo test
Tra soli tre giorni il Parlamento sarà chiamato a votare su alcune delle partite centrali che spaccano i partiti, per primo il Pd, l'azionista forte del Governo che, non va mai dimenticato, in Parlamento può contare su deputati e senatori che per la gran parte fanno riferimento alla minoranza interna pidiellina, quella soprattutto di marca bersaniana uscita sconfitta dalle primarie di dicembre. Con i fedelissimi di Renzi che invece, pur contando ormai sui ruoli di potere (e sui numeri, ovviamente) nel partito, in Parlamento sono una minoranza, almeno per ora. E allora eccoci a lunedì 10, quando alla Camera si dovrà decidere sul Dl Destinazione Italia, inondato di critiche sulle coperture e sulla sua reale capacità di "fare sviluppo". Scadrà dopo soli 11 giorni, il 21 febbraio, questo dcereto legge, e dopo la Camera dovrà andare ancora al Senato. Serviranno almeno due fiducie? Proprio in un momento di incertezza massima sulle reali capacità di tenuta dell'attuale inquilino di palazzo Chigi? Insomma, primo ostacolo da superare in Parlamento.

L'Italicum e zio Paperone
Che guarda caso proprio dal giorno dopo dovrà lasciare la scena in aula a Montecitorio all'Italicum – leggi legge elettorale made in Renzi-Berlusconi – che sarà, quella sì, la prova del nove per l'intero quadro politico. E se non bastasse, perché in politica niente basta mai, ecco che negli stessi giorni il Senato sarà affaccendato sul finanziamento ai partiti: altro decreto legge, altra corsa. Quello del decreto sul finanziamento alle forze politiche (scade il 26 febbraio e dovrà pure lui essere trasferito alla Camera prima di passare definitivamente) non sarà un passaggio semplicemente formale né indolore in Parlamento: per l'effetto che potrà fare sull'opinione pubblica, ma anche per il destino dei partiti che non rinunceranno mai a cuor leggero a fondi decisivi per la loro sopravvivenza. A meno che non abbiano Paperon de' Paperoni alle spalle.

Decreti legge, maxi ingorgo
L'ingorgo dei decreti legge, d'altra parte, sta riducendo sempre più ogni spazio vitale alle Camere per l'esame di altri provvedimenti. Sono otto i Dl in vigore, scadono tutti (vedi tabella) tra il 21 febbraio e il 30 marzo, e molti devono fare ancora il doppio passaggio tra Camera e Senato. Cammini pericolosi, insomma. E con tempi assai risicati davanti. Ecco perché gli inciampi per il Governo potranno essere all'ordine del giorno. Prima, durante e dopo la segreteria Pd del 20 febbraio. Con quelle elezioni europee a maggio, e anche le amministrative, che per i partiti sono una stella polare già da ora. E tanto più lo sarebbero, se mai saltasse il banco e si votasse anche per le politiche. Magari con una legge elettorale tutta proporzionale residuta dalla cancellazione del Porcellum da parte della Consulta. Sempreché il Quirinale lo permetta.

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