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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2014 alle ore 16:51.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2014 alle ore 10:38.

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«Nessuno di noi ha chiesto di prendere il governo». E ancora: «io dico: è stato preso un impegno di 18 mesi per fare certe cose e Letta ha detto che ci farà sapere cosa intende fare. Il presidente del Consiglio ha oneri e onori, a lui il compito di dire cosa ha funzionato e cosa no». Lo ha dischiarato il segretario del Pd Matteo Renzi ad Agorà. Insomma, Renzi attende di sapere da Enrico Letta cosa intenda fare sul goveno. Ribadisce il suo no all'ipotesi di rimpasto con suoi uomini per rafforzare l'esecutivo. E ripete che l'iniziativa per rilanciare il governo spetta a Letta: «Non dirò mai che voglio posti per ministri o sottosegretari, non farò nessuna lista della spesa». Anche perché «i rimpasti, le staffette sono cose che interessano mille persone, gli addetti ai lavori. Al resto interessa se risolvi i problemi oppure no, se risolvi le questioni o continui a vivere di chiacchiere».

Settimana decisiva per il governo
Quella che inizia oggi è una settimana decisiva per le sorti del Governo Letta. Il premier incontrerà il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e poi presenterà la sua idea per rilanciare l'azione di governo. Da martedì ogni giorno è buono, l'incontro non è stato ancora fissato. «Assumerò l'iniziativa per arrivare ad un nuovo Patto di programma» aveva detto Letta , un «piccolo rimpasto» o un Letta bis tra le ipotesi in campo.

Renzi: non andrò al governo senza elezioni
Ipotesi appunto. Quel che è certo è che il patto di non belligeranza tra i due si è rotto: Renzi si gioca la sua partita elettorale mentre Letta cerca di rilanciare l'azione di Governo. Si ragiona sulla staffetta, ma il sindaco di Firenze pragmaticamente sgombra il campo e dice no. Renzi precisa ad Agorà: «Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi». Forse anche memore di quella famosa che nel '98 portò D'Alema al Governo dopo le dimissioni di Romano Prodi.

Le tre ipotesi del segretario Pd
La situazione è «kafkiana» aveva spiegato Matteo Renzi che chiede la svolta: « Vogliono fare un altro governo? Lo dicano. Se uno ritiene che il governo Letta sia debole, lo dica. Io su questo tema non metto bocca». In un colloquio con la Repubblica ha aggiunto: «Abbiamo davanti a noi tre schemi - spiega il segretario del Pd -. Il primo e' quello di andare avanti con il governo Letta, che dura 18 mesi. Seconda soluzione: si va alle elezioni, o col Consultellum o con l'Italicum. Terza ipotesi, la legislatura va avanti fino al 2018 con un progetto totalmente diverso: in quel caso si tratterebbe di fare non la riforma elettorale, ma la riforma dell'Italia. Io sono sullo schema A: Letta per 18 mesi».


Farinetti: Renzi premier anche senza elezioni
Tra i fan di un governo Renzi anche senza elezioni si iscrive però Oscar Farinetti. Il fondatore di Eataly, in un'intervista a Qn, si riconosce tra gli imprenditori che dicono di avere perso la fiducia nel premier, anche se, afferma, «mi spiace, perché credo che Enrico Letta sia una brava persona, ma - prosegue - non ha fatto nulla di quel che andava fatto». Quindi, aggiunge, «se non è possibile indire le elezioni al più presto, bisogna che Renzi vada al governo senza passare dal voto». Per Farinetti, infatti, Letta non ha «le qualità che servono in questa fase». Ora, spiega, «occorre uno choc, uno che parli chiaro, che si assuma dei rischi».

Letta pronto al rilancio
Adesso non resta che aspettare la mossa di Letta, che non intende subire il pressing continuo dei renziani fino alla direzione del Pd prevista per il 20 febbraio. Dunque vuole rilanciare anche se le carte in mano non sono tante: dal rimpasto della squadra di governo al nuovo Patto di coalizione. Tra le indiscrezioni di queste ore, si parla di un piano in 5 punti, concreto e con scadenze certe, che comprende un capitolo destinato alle privatizzazioni (martedì si riunisce il Comitato del Governo con possibile via libera ad una seconda fase di dismissioni pesanti) , una parte dedicata alla riduzione delle tasse, misure contro la disoccupazione, rilancio degli investimenti pubblici, piano industriale per digitalizzare e internazionalizzare le Pmi, semplificazione. Temi noti, per troppo tempo rimasti sulla carta, ma che da soli non basteranno certo a superare l'impasse.

I ministri in bilico
Tra le mosse probabili anche quella di un Letta bis (come chiede Gianni Cuperlo), con rimpasto di governo. In bilico ci sarebbero anche poltrone importanti come quella dell'Economia, degli Interni e del Welfare. Ma di questo si discuterà con il Capo dello Stato. Quel che è certo è che il Paese non può più aspettare.

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