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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2014 alle ore 10:29.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2014 alle ore 12:36.

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L'impatto del referendum svizzero sulla libertà di circolazione «si sta valutando, anche in termini quantitativi» ma «è molto preoccupante sia per quanto riguarda l'Italia, ma anche per gli altri accordi con la Ue», tra cui quelli fiscali. Lo ha detto il ministro degli esteri Emma Bonino a Bruxelles. La questione sarà discussa oggi dal Consiglio Ue degli affari esteri. Un giudizio, quello di Bonino, condiviso dal suo omologo francese Laurent Fabius, che ha definito il referedum della Svizzera che ha fissato tetti e quote agli ingressi di immigrati una «brutta notizia».

Kyenge: voto populista, problema è equiparare salari
Per il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge il messaggio che arriva dalla Svizzera è di segno «populista». «Il punto - ha sottolineato Kyenge a Sky Tg 24 -non è chiudere le frontiere ma avviare una politica interna di integrazione e riportare al centro i diritti di persone che dovrebbero avere stipendi uguali» a quelli dei cittadini dei Paesi di accoglienza.

Frontalieri preoccupati dopo referendum
C'è preoccupazione anche nel Verbano-Cusio-Ossola, da dove ogni giorno 5 mila italiani varcano il confine per recarsi al lavoro in Svizzera, nei cantoni del Ticino e del vallese. «È un referendum che ci penalizza ma che l'Unione Europea ritiene illegale visto che la Svizzera ha firmato con l'Europa accordi sul libero scambio. Il problema è che in Svizzera per screditarci, accomunano i frontalieri ai clandestini". Così Antonio Locatelli, presidente dei frontalieri del Vco.

Cisl Lombardia: esito referendum buona notizia
Diversa la reazione della Cisl Lombardia, che accoglie con favore l'esito del referendum. Sono almeno quattro ragioni, secondo il segretario della Cisl lombarda, Gigi Petteni, per ritenere il risultato del referendum della Svizzera «una buona notizia». La prima è che «obbliga tutti a riconoscere che non siamo un Paese normale e impone di affrontare questioni» che il sindacato recrimina da tempo, come «i problemi dei lavoratori frontalieri e la fuga delle imprese italiane all'estero, in particolare in Ticino». In secondo luogo, l'esito della consultazione insegna che la scelta di intraprendere «scorciatoie causa solo danni»
e, terza ragione, conduce «finalmente al momento di rivedere i patti con la confederazione elvetica sul lavoro e non solo sui capitali finanziari». Ma c'é di più: secondo Petteni quanto accaduto in Svizzera è la conferma «che i lavoratori italiani sono i migliori». «La netta vittoria dei sì - ha spiegato - è la dimostrazione della frustrazione dei lavoratori svizzeri».

Maroni: decisione da rispettare, si è pronunciato il popolo
Il governatore della Lombardia Roberto Maroni, invece, in un'intervista al Corriere della Sera avvisa: «Chiederò a Letta, con urgenza, una zona franca in Lombardia in cui la tassazione delle attività produttive sia allineata a quella della Svizzera». Quanto alla proposta avanzata dal segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha chiesto un referendum analogo a quello della Svizzera anche in Italia, Maroni afferma: «Io sono sempre favorevole a dare voce al popolo». Poi ai microfoni della Radio Svizzera Italiana aggiunge: «Accolgo con grande rispetto questo voto perché quando si pronuncia il popolo chi governa deve tenerne sempre conto. Questo voto cambia un po' la situazione e ci costringe a scendere in campo e l'importante, ora, è farlo subito»

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