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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2014 alle ore 15:21.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2014 alle ore 18:01.

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Nessuna marcia indietro, nessun ripensamento da Bruxelles sulla stretta alle politiche climatiche ed energetiche al 2030. L'obbligo di tagliare il 40% delle emissioni di Co2 rispetto al 1990 coprendo con le energie rinnovabili almeno il 27% del fabbisogno energetico (ma l'Europarlamento ha appena "raccomandato" un ulteriore ritocco al 30%) può essere oggetto di dibattito per gli strumenti attuativi ma «non può essere ridiscusso» nei risultati finali che si è deciso di assicurare. Perché i nuovi target appena delineati «sono frutto del miglior compromesso possibile tra spinte contrapposte» insiste Connie Hedegaard, commissario Ue per il clima e l'ambiente aprendo un serrato tour istituzionale a Roma, per incontrare i ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo, Andrea Orlando e Flavio Zanonato. Per portare i suoi richiami direttamente alla Commissione Ambiente della Camera. E per confrontarsi direttamente con i nostri imprenditori.

Le "responsabilità" italiane
Il percorso è difficile. Le ricette controverse. Con poco spazio, sembrerebbe, per le osservazioni e alle richieste di chi, come la nostra Confindustria, invita a calibrare con attenzione nuovi impegni che rischiano di deprimere ulteriormente le imprese e la ripresa economica con vincoli accompagnati da nuovi oneri.

Che almeno si adottino - ripetono dall'associazione imprenditoriale – criteri che lascino liberi i singoli paesi di definire strumenti e metodologie per osservare i nuovi impegni. «Il dibattito ci sarà. Il percorso attuativo si deve definire» osserva Hedegaard ripetendo che sul traguardo finale non può più esserci mediazione al ribasso. Di più: spetterà proprio all'Italia il ruolo, addirittura l'obbligo, di far da garante europeo di tutto ciò. Anche perché «è stato il ministro Orlando tra i primi a sollecitare gli obiettivi più ambiziosi, invitando la Ue a muoversi di consenguenza».

Serve una voce sola
E comunque – fa osservare Hedegaard – «nella secondo semestre di quest'anno l'Italia non sarà solo l'Italia, ma guiderà l'Europa. Avrà un ruolo speciale ma anche responsabilità molto speciali, per quanto riguarda la prossima conferenza mondiale sul clima ma anche per il summit Onu nel quale a settembre il segretario generale Ban Ki Moon chiamerà a New York i leader mondiali a parlare proprio di clima». E spetta all'Italia il compito di adoperarsi – incalza il Commissario Ue – perché su questi temi l'Europa parli in modo univoco, consentendo alla Comunità europea di esercitare la necessaria pressione sugli Usa, sulla Cina e sugli altri paesi perché il mondo garantisca politiche coerenti e coordinate».

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