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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2014 alle ore 10:57.

Solare
Sulla base di questi dati nacque l'indagine "Solare" , coordinata dalla Dda reggina che svelò tre distinti ma collegati filoni. In particolare:
1) l'esistenza di un sodalizio dedito al traffico internazionale di ingenti quantitativi di cocaina sull'asse Messico/Usa/Italia;
2) diversi summit ai quali parteciparono, tra gli altri, esponenti di rilievo della ‘ndrangheta jonica e della ‘ndrangheta di Toronto (Canada);
3) il terzo filone era incentrato sulle attività di narcotraffico gestite, tra il febbraio del 2008 e la fine del 2009 da un calabrese, precedentemente segnalato dalla Dea.

Solare II
Proprio le emergenze di questo ultimo filone vennero sviluppate nell'indagine Solare II che svelò la brusca interruzione dei rapporti con i fornitori messicani facenti parte della cellula newyorchese del Cartello del Golfo, e la conseguente creazione di una stabile collaborazione con l'organizzazione colombiano–venezuelana, con la quale, nel corso del tempo, furono impostate diverse operazioni di narcotraffico, alcune delle quali portarono ad eclatanti sequestri di stupefacente, in Italia e all'estero.
Dalle indagini sul fronte calabrese emerse come i finanziatori delle importazioni fossero individuabili in un gruppo 'ndranghetista di Gioiosa Jonica.
Le rotte del traffico normalmente utilizzate dal sodalizio ‘ndrnaghetista (che operava in sinergia con gruppi olandesi e colombiani ) partivano dalla Colombia, passando per Suriname, Equador (porto di Guayaquil ) per poi giungere presso i porti di Rotterdam, Algeciras (Spagna ) e Gioia Tauro. I carichi di narcotico venivano mascherati attraverso l'uso di container che contenevano materiali ferrosi e frutta (coinvolgendo, in quest'ultimo caso, anche società con sede a Catania ).

Gioia Tauro
Proprio l'utilizzo della ditta catanese consentì di individuare la partecipazione della ‘ndrangheta della Piana nell'affare, facendo emergere il coinvolgimento dei gruppi Pesce/Oppedisano e Varca. In sostanza emergeva come i Pesce (in particolare) avevano creato una sorta di società di servizi (necessari ad importare e scaricare senza difficoltà all'interno del porto di Gioia Tauro la cocaina ) messa a disposizione delle più importanti famiglie (joniche e tirreniche) secondo una perfetta logica di ‘ndrangheta.
Ulteriori, recenti indagini, che da quelle descritte hanno preso le mosse, hanno messo in luce dinamiche assai simili, evidenziando proiezioni statunitensi e canadesi delle cosche della costa jonico-reggina, in sinergia con i Pesce/Bellocco operanti sulla fascia tirrenica, che controllavano e gestivano imponenti flussi di cocaina ed i connessi proventi, reinvestendo questi ultimi attraverso una cellula lombarda che si era accaparrata importanti appalti nella locride.
Da ultimo va evidenziato che il Porto di Gioia Tauro (che riappare anche in quest'ultima operazione New Bridge) è divenuto la vera porta d'ingresso della cocaina in Italia. Tra giugno 2012 e luglio 2013 quasi la metà della cocaina sequestrata in Italia ( 1.600 kg sui 3.700 complessivi ) è stata intercettata a Gioia Tauro.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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