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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2014 alle ore 13:47.
L'ultima modifica è del 12 febbraio 2014 alle ore 18:36.

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(Italy Photo Press)(Italy Photo Press)

La Corte costituzionale boccia la legge Fini-Giovanardi che equipara droghe leggere e pesanti: nella norma di conversione - questo il verdetto della Consulta - furono inseriti emendamenti estranei all'oggetto e alle finalità del decreto. Con la decisione di oggi rivive la legge Iervolino-Vassalli, come modificata da referendum del '93, che prevede pene più basse per le droghe leggere.

Le norme "cancellate"
Le norme finite oggi sotto la scure della Consulta erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. E per questo i giudici oggi, in Camera di consiglio, hanno dichiarato l'illegittimità degli articoli 4-bis e 4-vicies ter del Dl 272/2005, convertito dalla 49/2006, rimuovendo le modifiche apportate con le norme - ora dichiarate incostituzionali - agli articoli 73, 13 e 14 del Testo unico in materia di stupefacenti (Dpr 309/1990 ). A sollevare la questione di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione. Viene così cancellata la norma con cui si erano parificate «ai fini sanzionatori» droghe pesanti e leggere: con la Fini-Giovanardi erano infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.

«La legge è entrata in vigore all' inizio del 2006 e nessuno dei governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, di centrodestra o tecniche ha mai provveduto a modificarla» commenta a caldo Carlo Giovanardi, senatore di Ncd e uno di padri della legge. Che riservandosi di commentare la sentenza solo dopo averne letto il contenuto aggiunge: «Prendo atto che dopo otto anni la corte costituzionale scavalca il parlamento confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altre sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale».

Gli effetti e le reazioni
Le motivazioni della Corte saranno rese note nelle prossime settimane. Di certo, la pronuncia avrà notevoli ripercussioni sia sul sui procedimenti in corso per questi stessi reati. Per questi ultimi i termini di prescrizione, infatti, saranno più brevi, e più ridotti anche gli strumenti investigativi, quali le intercettazioni, cui sarà possibile far ricorso in fase di indagini. Discordanti invece i giudizi sull'impatto per le condanne già passate in giudicato. «La bocciatura della legge Fini-Giovanardi avrà effetti solo sui procedimenti in corso e non per chi é stato già condannato in via definitiva», è il parere del presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, che ieri, in veste di avvocato, é intervenuto in udienza alla Consulta per sostenere l'illegittimità della norma che equiparava droghe pesanti e leggere. Opinione che diverge da quella di altri giuristi, secondo cui, invece, per i condannati in via definitiva per reati connessi alle droghe leggere sarà possibile chiedere la rideterminazione della pena con un incidente di esecuzione. Per avere maggiore chiarezza sul punto bisognerà attendere le motivazioni della Corte, che saranno scritte dal giudice Marta Cartabia.

Dura la reazione dei penalisti. «Quando per mancanza di coraggio si fanno scelte consapevolmente incostituzionali, quando si delega di fatto al giudice delle leggi quello che dovrebbe essere il compito del Parlamento, si capovolge il corso democratico della funzione legislativa», è il commento dell'Unione Camere Penali che ricorda come «anche in queste ore il Parlamento sta licenziando una norma che discrimina i condannati per alcuni reati (il Dl Cancellieri, ndr), escludendoli irragionevolmente dalla possibile applicazione di un beneficio, quello della liberazione anticipata, per timore che la pubblica opinione non comprenda e accusi la Politica di scarsa intransigenza nei confronti dei mafiosi, degli stupratori e chissà chi altro ancora».

La popolazione carceraria
Erano 24.273, al 31 dicembre 2013, i detenuti nelle carceri italiane per reati previsti dalla legge sulla droga. È quanto emerge dalle statistiche del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, da cui si evince che tale numero era di poco superiore a quello registrato nel 2008 (23.505). Il picco di detenuti per droga si é rilevato nel 2011, con 27.459 reclusi. Secondo gli esperti, i detenuti per reati legati alle droghe leggere sono il 40% di quelli in carcere per la legge in materia di stupefacenti. Anche il Guardasigilli Annamaria Cancellieri, nella sua relazione al Parlamento del 21 gennaio scorso, aveva rilevato che «il reato per il quale é ristretto il maggior numero di detenuti é quello di produzione e spaccio di stupefacenti. Per tali fattispecie - aveva spiegato il ministro della Giustizia - sono ristrette ben 23.094 persone, di queste condannate definitivamente mentre 8.657 sono in custodia cautelare e 59 internate».

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