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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 19:04.

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(Reuters)(Reuters)

Tammam Salam, sunnita autoproclamatosi centrista ma tutt'altro che inviso alla Siria, era stato incaricato il 6 aprile dell'anno scorso. Dieci mesi dopo ha finalmente annunciato la nascita del suo governo di "interesse nazionale". Come sottintende la definizione, nessuno è stato lasciato fuori: pro e anti-siriani, sciiti e sunniti, Herzbollah islamisti, cristiano-maroniti nazionalisti, sunniti comunisti e drusi socialisti. Insieme salveranno il Paese o insieme affonderanno. Il Libano comme d'habitude.
La storia politica libanese è fatta di tre fasi che ciclicamente si ripetono: il confronto militare, l'assenza di potere centrale capace di protrarsi anche per anni, la fase della condivisione delle responsabilità che all'obbligatorio aggettivo "nazionale" aggiunge a seconda delle volte la parola dialogo, unità, intesa o interesse come questa volta.

Esecutivo caotico
Quest'ultima versione dell'alternarsi delle stagioni politiche, quella del consociativismo interconfessionale (le ideologie del XX secolo sono irrilevanti), non porta mai alla soluzione dei problemi di fondo del Paese. Ma è la preferibile. Offre comunque ai nemici un luogo di confronto.
Il nuovo esecutivo Salam non prevede forze d'opposizione. Distribuisce salomonicamente otto dicasteri all'alleanza anti-siriana del 14 Marzo, otto a quella vicina alla Siria dell'8 Marzo e otto ai cosi detti centristi: gli uomini vicini al presidente Michel Suleiman, super partes, e ai drusi di Walid Jumblatt. Jumblatt cambia posizione secondo il vento che tira: è l'opportunismo che per sopravvivere ha l'obbligo di avere il leader di una setta minoritaria.
Sulla carta, la scelta dei ministeri sembra destinata al fallimento. Due ministeri fra cui l'Industria, vanno a Hezbollah sciita che ha un esercito personale con un'agenda diversa da quella del resto dello Stato. I dicasteri della Giustizia e degli Interni spettano al partito sunnita Future di Saad Hariri, che sulla sicurezza ha programmi opposti a quelli dei pro-siriani: vogliono che si faccia luce sula morte del padre di Saad, Rafik, ucciso con la connivenza di Hezbollah e dei siriani nel 2005: le date che danno il nome ai due movimenti contrapposti si riferiscono alle due manifestazioni pro-Hariri e pro-Siria che si svolsero dopo l'omicidio. Gli Esteri passano a Gebran Bassil che è dell'8 Marzo ma è maronita. E' il genero del generale Michel Aoun, un tempo nemico assoluto della Siria: nepotismo e cambio di campo sono caratteristiche essenziali del sistema politico libanese.

Contagio siriano
Eppure non c'era alternativa a questa accozzaglia politico-settaria. Come ammette il premier Salam, "è la formula migliore che permetterà al Libano di affrontare le sfide politiche, di sicurezza e socio-economiche in questa fase". La fase alla quale si riferisce è la devastante guerra civile in Siria che ha portato più di un milione profughi in Libano, l'equivalente di un quarto della sua popolazione; spinto Hezbollah, il partito più forte, a mandare i suoi miliziani a combattere a Damasco; moltiplicato gli attentati in tutte le aree del Paese; riempito il Libano di qaidisti e portatolo alle soglie del disastroso contagio siriano.

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