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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2014 alle ore 08:16.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 12:08.

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Seconda e ultima giornata di consultazioni lampo ma anche di consultazioni anomale. Segnate dalle assenze della Lega e del 5 Stelle e dalle proteste in piazza degli stessi grillini oltre che dall'arrivo al Colle di Silvio Berlusconi dopo mesi di gelo con il Colle per non aver ottenuto la grazia motu proprio per la sua condanna definitiva. Un gelo che è continuato in quel colloquio formale e sbrigativo durato tra i 10 e i 15 minuti e arrivato il giorno dopo in cu il Cavaliere aveva di nuovo accusato il Quirinale di un colpo di Stato a suo danno. Giorgio Napolitano ha ricevuto tutte le delegazioni, tranne appunto le assenze di Lega e M5S, e ha concluso una giornata preannunciando, di fatto, tempi più lunghi. Troppe sono state le resistenze del partito di Alfano ma anche le puntualizzazioni degli altri partiti per prevedere un incarico sprint già ieri sera, troppe – ancora – le difficoltà di Matteo Renzi per arrivare alla formazione di una squadra di Governo. E allora il Quirinale dovrebbe dare l'incarico al segretario Pd, come indicato dalla delegazione dei Democratici, domani. Si parla anche di una telefonata tra il Colle e il leader Pd in cui si sarebbe parlato dei tempi in più di cui ha bisogno Renzi: e quindi se l'incarico ci sarà domani (al massimo mercoledì), il giuramento e poi la fiducia dovrebbero arrivare nel fine settimana.
È il capo dello Stato a spiegare l'orizzonte che si allunga. «Ho ritenuto di dover dare la massima rapidità alle consultazioni per poi dare spazio e serenità per i lavori successivi: così il premier incaricato avrà tutto il tempo necessario per i suoi approfondimenti e interventi». Dunque sono «spazio e serenità» gli ingredienti che servono ora a Matteo Renzi per arrivare al traguardo di un nuovo Esecutivo come – sembra – gli avrebbe detto in questo colloquio telefonico spiegandogli gli intoppi trovati. E del resto è stato lo stesso Angelino Alfano, che nelle consultazioni guidava la delegazione Ncd, a imporre una frenata a una trattativa che non riteneva ancora matura anche per le riserve sulla legge elettorale.
Da parte sua Giorgio Napolitano ai suoi interlocutori ha spiegato le condizioni che dal suo punto di vista sono necessarie per una nuova esperienza di Governo: le riforme, innanzitutto quelle istituzionali e della legge elettorale ma anche quelle economiche e un orizzonte che vada fino alla fine della legislatura. Dunque è al 2018 che il Quirinale guarda nell'auspicio che si completi l'iter costituzionale. «Queste consultazioni – ha detto al termine della giornata di ieri – si sono svolte a ritmo intenso ma non vi è stato nulla di rituale e formale, tutti hanno espresso le loro opinioni, tutte le delegazioni sono entrate nel merito di valutazioni sulla crisi di governo e sulle prospettive per la sua soluzione indicando priorità e temi che mi auguro saranno al centro dell'attenzione di chi avrà l'incarico».
Molto soddisfatto Alfano per questo nuovo ritmo impresso ma sul solco del Quirinale c'è soprattutto il Pd che ieri ha confermato il nome di Matteo Renzi per la guida del nuovo Esecutivo. «C'è bisogno di un Governo che esprima tutta la sua forza politica a cominciare dalla persona del segretario che abbiamo indicato al Presidente della Repubblica come premier», dicevano i capigruppo Pd Zanda e Speranza che hanno confermato l'obiettivo 2018. Nichi Vendola conferma al Colle: «Fantapolitica il nostro sostegno a Renzi» mentre uno «shock riformista» è la proposta messa sul tavolo da Scelta Civica. E i Fratelli d'Italia, per protesta, hanno consegnato simbolicamente a Giorgio Napolitano le loro tessere elettorali. La giornata di Napolitano era cominciata con una telefonata all'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi.
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