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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2014 alle ore 13:19.
L'ultima modifica è del 16 febbraio 2014 alle ore 13:22.

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Moqtada al Sadr. (Reuters)Moqtada al Sadr. (Reuters)

Moqtada al Sadr, imam sciita di Najaf, il guerrigliero e capo di quello che fu il temuto Esercito del Mahdi, si ritira. Lo ha annunciato con una lettera manoscritta sul web affermando che «da ora in avanti nessuna fazione mi rappresenterà, né nel governo né nel Parlamento, né fuori da questi due luoghi».

Una notizia importante perché nell'Iraq ancora travolto e insanguinato dalla guerra civile e dalla rivolta dei sunniti nella provincia di Anbar ci saranno in aprile le elezioni politiche, un test decisivo per il governo del premier sciita Nuri al Maliki, che tenta di farsi rieleggere per un terzo mandato: saranno queste anche le prime consultazioni generali dopo il ritiro degli Stati Uniti.
Moqtada è stato, dopo l'occupazione americana dell'Iraq nel 2003, uno dei leader armati protagonisti delle battaglie contro americani e britannici, capace di sollevare rivolte indomabili: è un discendente della storica e prestigiosa famglia degli ayatollah Sadr, uccisi e martirizzati durante il regime di Saddam Hussein, ha quindi sempre goduto di un seguito consistente nel campo sciita.

Il giovane Moqtada, ora quarantenne, era uno degli imam più acclamati con i suoi sermoni incandescenti capaci di infiammare le folle e galvanizzare gli adepti. Ma quando negli anni 2006 e 2007 il suo esercito spadroneggiava, Sadr fu anche accusato di essere il mandante dell'uccisione nel 2003 di un religioso sciita rivale, Majid al Khoi, anche lui figlio di un grande ayatollah, assassinato a coltellate mentre pregava sotto la cupola dorata della moschea di Alì a Naajaf. Moqtada prese allora la via dell'autoesilio a Qom dove probabilmente gli alleati iraniani lo convinsero ad adottare più miti consigli: al suo ritorno qualche anno fa apppoggiò al Maliki ed entrò anche con qualche ministro al governo, sciogliendo le milizie armate.

Nel dicembre 2006 andai a intervistarlo a Najaf accompagnato del giornalista Seyed Sadiq Sattar al-Hosayni: era uno dei momenti più tragici e sanguinosi della storia irachena recente. Allora Moqtada era nemico del premier Al Maliki e prometteva di scatenare la Jihad, la Guerra Santa. Ecco cosa disse nell'intervista pubblicata il 3 dicembre 2006.

L'intervista
Moqtada al-Sadr, 32 anni, è il capo dell'Esercito del Mahdi, la milizia sciita che minaccia di uscire definitivamente dal gioco politico. «Lanceremo la Jihad contro gli americani se a gennaio non trasferiranno subito agli iracheni tutti i poteri della sicurezza», è il suo ultimatum in questa intervista in cui afferma anche di essere pronto a una grande offensiva contro i «terroristi sunniti». Per due volte al-Sadr ha scatenato nel 2004 la rivolta tenendo in scacco il Governo e gli americani. I sadristi hanno infiltrato l'esercito, la polizia e contano, dicono, su 200mila iscritti, migliaia dei quali ben armati.

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