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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 11:40.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2014 alle ore 10:58.

"Non sarà un'avventura, non può essere soltanto una primavera", cantava un Lucio Battisti d'annata sul palco del Festival di Sanremo. Certo non pensando alle insidie di una partita di calcio, sport che tuttavia lo vedeva tifosissimo sotto la bandiera biancoceleste della Lazio. Non sarà un'avventura, non potrà essere un'avventura la spedizione delle squadre italiane impegnate nella sfilata serale sul tappeto rosso dei tornei continentali.

Lo sostiene la logica, perché in Europa fare bella figura è quasi una necessità dettata dal portafogli e dall'autostima. Lo spiega l'Uefa, che suggerisce a bassa voce ai nostri club di non prendere sotto gamba quella che da anni viene considerata la coppa di consolazione, l'Europa League. In gioco, la rincorsa per un posto al sole nel ranking che definisce le gerarchie delle rappresentanze nazionali nel contesto europeo. L'Italia oggi è quarta, staccatissima da chi la precede (Germania), e a un tiro di schioppo da chi la segue (Portogallo). Sbagliare non è più possibile. Viva la Champions, ma viva pure l'Europa League, per dovere ma pure per convinzione.

Aprirà le danze il Milan del nuovo condottiero Clarence Seedorf, sedotto e non ancora abbandonato da Supermario Balotelli, giocatore colmo di virtù e di contraddizioni. Gara 1 degli ottavi di Champions si giocherà domani (ore 20,45) sul prato di San Siro. Avversario di turno, pericoloso come e più di un serpente a sonagli, l'Atletico Madrid guidato da una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel "Cholo" Simeone che prima di raccogliere gloria in panchina si mise in mostra in calzoncini corti con le maglie, tra le altre, di Pisa, Inter e Lazio. Basteranno la verve da principe ritrovato di Kakà, l'entusiasmo tuttopepe di Taarabt e l'indolenza saltellante di Balotelli a scardinare la robustissima corazza del club spagnolo che sta facendo la voce grossa nella Liga? Per chiarire la faccenda, è sufficiente dare un'occhiata agli uomini che molto probabilmente siederanno in panchina. Il Milan, che accusa un carico di indisponibili da mettersi le mani nei capelli per la disperazione (El Shaarawy, Robinho, Birsa, Cristante, Zapata, Muntari e Montolivo), consegnerà la pettorina a Zaccardo, Constant, Bonera e Benedicic, talentino della Primavera. L'Atletico invece ad Alderweireld, Adrian, Villa, Diego e Sosa. Quando si dice che l'abbondanza promette felicità e traguardi. Rossoneri chiamati a fare il partitone. Se capita, è festa grande.

Meno di ventiquattrore dopo sarà invece la volta della Juventus e della Fiorentina, che daranno il via (diretta dalle 19) alla scorpacciata del giovedì sera di Europa League. Storia dei sedicesimi di finale, un passo indietro rispetto alla Champions. I bianconeri di Conte, insaziabili dentro i confini nazionali, dovranno dimostrare contro il Trabzonspor di aver smaltito la sbornia turca in versione Galatasaray. Allo Stadium di Torino si presenterà una squadra ricca di difetti e di conti che non tornano. La formazione con base a Trebisonda è ottava in campionato a meno 17 dal Fenerbahce capolista e nelle ultime 11 gare ufficiali ha messo da parte una vittoria, 5 pareggi e 5 sconfitte. Sulla carta, uno scontro già scritto. Ma la Juve non può permettersi distrazioni. In coppa, come è noto, basta un gol e cala il sipario. Ancora più agevole dovrebbe essere il compito che spetta alla Viola, impegnata in Danimarca sul campo dell'Esbjerg, penultima in campionato dove non vince dal 29 settembre dello scorso anno. Come dire, poteva andare peggio. La Fiorentina cerca in Europa i sorrisi che non riesce più a incrociare in Italia. Quasi certo il ritorno dal primo minuto di Mario Gomez, la stella che potrebbe regalare un po' di luce alla formazione di Vincenzo Montella.

Il tempo di cenare e si torna in pista. Alle 21 doppio appuntamento con Lazio e Napoli, che se la vedranno con due squadre da prendere con le molle. La formazione capitolina, reduce dal passo falso nella tana del Catania, ospiterà all'Olimpico i bulgari del Ludogorets, attualmente primi nel torneo domestico. Nella fase a gironi, hanno raccolto 5 vittorie e un pareggio. Segnando tanto e incassando pochissimo (2 gol in 6 gare). Meglio non lasciarsi incantare dalle statistiche, che dicono che la rosa completa del club di Razgrad vale sul mercato poco meno del doppio del cartellino di Candreva. L'entusiasmo è un carburante che garantisce prestazioni da favola. Da bollino rosso anche la trasferta in Galles del Napoli, che dovrà fare del proprio meglio per non lasciarsi incantare dalle improvvisazioni estemporanee dello Swansea. In Premier League dall'estate 2011, il club gallese vuole cancellare la recente eliminazioni in FA Cup per piede dell'Everton e fa quadrato intorno al suo nuovo allenatore, Garry Monk, a caccia di una riconferma a fine stagione. Occhio all'ivoriano Bony e allo spagnolo Michu, al rientro dopo un infortunio. Rafa Benitez chiederà ai suoi il massimo impegno: «Loro hanno palleggio e velocità, quindi dobbiamo fare una partita importante», la raccomandazione che potrebbe valere un posto negli ottavi.

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