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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 17:43.

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La piccola Slovenia (due milioni di abitanti) che rischiava di essere il sesto paese dell'eurozona a dover chiedere aiuti alla Ue, è tornata recentemente sui mercati con un'asta di successo (con cui ha evitato piani di salvataggio internazionali e l'arrivo della troika) ed è diventata contemporaneamente protagonista nelle Olimpiadi di Sochi, dove è balzata, provvisoriamente al 14° posto del medagliere con 6 medaglie complessive (2 d'oro, 1 d'argento, e 3 di bronzo) mentre l'Italia, ad esempio, con 60 milioni di abitanti, annaspa al 20° posto con sei medaglie complessive, ma zero d'oro, 2 d'argento e 4 di bronzo.

Certo, molto del successo sportivo è dipeso dalle prodezze della campionessa slovena Tina Maze, che ha fatto il bis al primo posto del podio in discesa libera e slalom gigante. Ma anche nell'hockey su ghiaccio continua la favola della piccola ma agguerrita Slovenia, che alle Olimpiadi invernali in terra russa si è sbarazzata della Slovacchia prima e dell'Austria dopo, passando il turno nei quarti di finale dove affronterà la Svezia. Un risultato alla vigilia inatteso anche dai più accesi tifosi sloveni.

Ma torniamo alle performance economiche della Slovenia che – dopo aver fatto un'iniezione di capitali al settore bancario di 4,7 miliardi di euro, una cifra giusto appena inferiore ai cinque miliardi messi assieme dal Paese a tutela del suo sistema bancario –, continua, come indica una recente scheda paese dell'Ice, ad essere caratterizzata da una forte (e forse eccessiva) partecipazione pubblica (diretta in 83 imprese, indiretta in 20 aziende locali), nei settori energetico, trasporti e infrastrutture, posta e telecomunicazioni e finanziario, e infine società di particolare importanza (i fondi statali). Il Governo Bratusek di coalizione punta deciso su una seconda ondata di privatizzazioni per trovare fondi supplementari per ridurre il deficit pubblico (aumntato dopo il salvataggio bancario) e ridare efficienza alla struttura economica del Paese a volte ancora ingessata da vecchi comportamenti del passato jugoslavo.

A fine giugno 2013 è stata avviata la prima fase del secondo piano di privatizzazioni che coinvolgerà complessivamente 15 imprese slovene partecipate nei settori telecomunicazioni - Telekom Slovenije, bancario - NKBM; chimico - produzione vernici Helios e zincheria Cinkarna Celje, trasporti aerei con AdriaAirways e Aeroporto di Lubiana, manutenzione aerea - Adria Airways Tehnika, turismo - Terme Olimia, macchine utensili - Unior, sistemi laser - Fotona, Ente fieristico di Lubiana - Gospodarsko Razstavisce, articoli sportivi - Elan, materiale di cancelleria - Aero, cartiera - Palma ed agroalimentare - Zito. Un piatto ricco che potrebbe interessare acquirenti provenienti da mezzo mondo.

Per la Helios il processo di privatizzazione è stato gia completato (con vendita all'azienda austriaca Ring International), mentre Elan e Fotona sono in fase avanzate di vendita, per Adria Airways e Aero il processo di vendita è stato già iniziato, per l'Aeroporto di Lubiana, Cinkarna Celje, Telekom Slovenije e Zito il processo di vendita è stato appena avviato con la firma dell'accordo tra i principali proprietari statali e l'inizio della ricerca della società di consulenza che curerà la privatizzazione.

Il tema è caldo e l'interesse esteso al punto che se ne è parlato recentemente al secondo "Italian Business Forum, che si è tenuto il 12 febbraio scorso a Lubiana, presso la Facoltà di economia con il titolo: "Mercati, debito pubblico e privatizzazioni – esperienze del passato e sfide da condividere". L'evento ha offerto un'opportunità unica di scambio di esperienze tra rappresentanti del mondo politico, economico e bancario italiano e sloveno.

L'iniziativa, organizzata dall'Associazione Italijansko-slovenski Forum italo-sloveno, in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia a Lubiana e la Facoltà di economia di Lubiana, ha rappresentato il primo follow-up dopo la "Conferenza Italia-Slovenia Investment Forum" organizzata dall'Agenzia Ice lo scorso 9 dicembre 2013 presso la Borsa di Milano alla presenza dei due primi ministri dei due paese. I lavori del Forum di Lubiana sono stati aperti da due rappresentanti del Governo italiano e sloveno: il professor Fabrizio Pagani, Consigliere economico dell'ex premier Enrico Letta, che ha illustrato le sfide della finanza pubblica italiana e il Piano governativo per l'attrazione degli investimenti esteri "Destinazione Italia" e il Sottosegretario di Stato del ministero delle Finanze sloveno Mitja Mavko, che ha approfondito l'attuale piano di privatizzazioni presentato recentemente dal Governo del primo ministro Alenka Bratušek.

Il contributo accademico al dibattito sulle privatizzazioni è stato affidato al professor Giacomo Vaciago economista dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che ha comparato le caratteristiche delle prime privatizzazioni avviate ai tempi della Thatcher e di Ronald Reagan negli anni 80 e quelle attuali, mentre, da parte slovena, è intervenuto il professor Ivan Ribnikar, professore della Facolta di economia di Lubiana che ha ricordato la trasformazione dell'economia slovena nell'ultimo ventennio.

Il programma di lavori è proseguita con una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato, oltre al sottosegretario Mavko, Matej Runjak, membro del consiglio di amministrazione della Sod (Agenzia statale slovena che gestisce il processo di privatizzazione), Giancarlo Miranda, presidente del comitato di gestione di Banka Koper, Stefan Vavti, presidente del comitato di gestione di Unicredit Slovenia, Marko Jakli, professore della Facolta di economia di Lubiana, e Carlo Corradini, membro del Supervisory Board di IntesaSanpaolo dall'aprile 2013 ed ex consigliere delegato di Banca IMI, che ha ricordato l'esperienza italiana delle prime privatizzazioni degli anni 90.

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