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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 18:00.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2014 alle ore 22:41.

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Le posizioni di Ue e Stati Uniti
Dall'esterno, la comunità internazionale guarda alla crisi in cui si dibatte l'Ucraina, una crisi in cui non è estranea: Stati Uniti e Unione Europea avvicinano la prospettiva di sanzioni contro i responsabili della "repressione", di cui potrebbero congelare i beni, mentre sul fronte opposto la Russia accusa i dimostranti di volere un sovvertimento violento del potere. «Gli Stati Uniti stanno lavorando con l'Unione europea per rispondere alla situazione in Ucraina», ha affermato il presidente americano, Barack Obama, sottolineando che «ci saranno conseguenze se si oltrepasserà il segno».

Ashton manda a Kiev il ministro polacco Sikorski
Il ministro degli esteri polacco Radoslav Sikorski si recherà a Kiev «su incarico della Rappresentante per la politica estera dell'Ue» Catherine Ashton, che ha convocato per domani a Bruxelles una riunione straordinaria dei capi della diplomazia dei paesi dell'Ue. «Presto darò inizio a una missione a Kiev», ha scritto Sikorski, senza precisare altro. Sikorski incontrerà a Kiev domani il presidente Viktor Yanukovich insieme ai ministri degli esteri di Francia e Germania, rende noto il capo della diplomazia di Varsavia in un tweet. Laurent Fabius ha confermato la missione a Kiev che avverrà, ha spiegato, prima della riunione dei ministri Ue a Bruxelles fissata alle due del pomeriggio.

Barroso a Yanukovich: pronti a reazione ferma
Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, intanto, ha telefonato a Yanukovych. Barroso ha avvertito che, anche se la Ue rimane disponibile ad assistere e facilitare il dialogo e la pacificazione nel Paese, è anche «pronta a reagire in modo fermo» se la situazione continuerà a deteriorarsi.

Il presidente della Commissione Ue ha chiesto la fine immediata delle violenze. Il vice presidente americano Joe Biden aveva già chiamato Yanukovich per esprimere la grave preoccupazione per la violenze divampate per le strade di Kiev. Biden ha inoltre rivolto un appello al presidente a ritirare le forze di polizia dalla piazza e a esercitare la massima moderazione. Le violenze che a Kiev hanno causato la morte di decine di persone, sono «totalmente scandalose», ha affermato il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes, aggiungendo che per eventi del genere «nel ventunesimo secolo non c'è posto».

Dassù: ecco di quali sanzioni si parla
«L'Europa si sta muovendo». Così il viceministro agli Esteri Marta Dassù, intervenuta a Effetto Giorno, su Radio24, in merito alla situazione in Ucraina. «Domani è prevista una riunione straordinaria e urgente alla quale parteciperà Emma Bonino. In discussione sono delle misure restrittive eccezionali, in sostanza sanzioni mirate verso il Governo ucraino». Quando si parla di sanzioni mirate cosa si intende? «Misure come il bando dei visti verso persone da identificare: la previsione è che i capi missione a Kiev siano in grado di identificare persone ritenute particolarmente responsabili delle violenze di questi giorni. L'embargo su eventuali vendite di armi e su materiali che possono servire a scopi repressivi. Queste sono le misure che vengono discusse in genere in questi casi, oltre eventualmente al congelamento degli asset esteri, che nel caso del regime ucraino avrebbero un peso particolare».

Due miliardi di dollari da Mosca
In seguito a una telefonata con Yanukovich, Vladimir Putin ha fatto sapere attraverso il proprio portavoce Dmitrij Peskov di non aver mai dato consigli al presidente ucraino su come gestire la crisi. Incerto il destino dei 2 miliardi di dollari che Mosca sembrava pronta a trasferire a Yanukovich nei giorni scorsi, e che potrebbero dover attendere un contesto più chiaro per prendere la strada di Kiev.

Situazione precipitata
La situazione lunedì scorso è precipitata improvvisamente dopo che una fragile tregua era sembrata indicare una via d'uscita pacifica alla crisi iniziata a fine novembre, con il rifiuto di Yanukovich di stringere un accordo di associazione alla Ue, un passo su cui la Russia aveva fatto sentire ad alta voce la propria ostilità. Dopo settimane di scontri, e negoziati falliti, e dopo aver ottenuto le dimissioni del premier Mykola Azarov, l'opposizione era sembrata trovare un punto di incontro con le autorità accettando di sgomberare una parte degli edifici governativi occupati in cambio di un'amnistia che avrebbe fatto cadere le accuse sui dimostranti arrestati.

La scintilla degli scontri
La tregua è durata un soffio. Martedì, quando l'opposizione è tornata a marciare sul Parlamento per insistere sull'adozione di emendamenti costituzionali, che avrebbero dovuto ridurre i poteri del presidente, la polizia ha reagito fermandoli. È stata la scintilla che ha acceso scontri sempre più violenti, entrambe le parti si accusano a vicenda di accogliere nelle proprie fila dei provocatori ben armati: estremisti radicali tra i manifestanti, milizie illegali - i cosiddetti titushki - tra le forze dell'ordine. Allo scadere di un ultimatum che intimava in due ore lo sgombero del Maidan, l'Ucraina è scivolata di fatto nella guerra civile.

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