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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 16:17.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2014 alle ore 16:34.

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(Afp)(Afp)

L'origine della violenza ucraina risale alla seconda guerra mondiale e in parte ricorda quella della Jugoslavia, disgregata sotto i nostri occhi negli anni'90. «Qui - disse in un'intervista a Belgrado Milovan Gilas, ex compagno di Tito - stiamo ancora regolando i conti della seconda guerra mondiale». Anche allora l'Europa faceva fatica a comprendere o pensava di utilizzare con la consueta faciloneria l'implosione dei Balcani dopo il crollo del Muro.

Facciamo un passo indietro nel tempo. Mentre in Polonia a cavallo tra la fine degli anni Trenta e Quaranta la maggior parte della popolazione, pur in mezzo a grandi contraddizioni, si oppose tanto ai nazisti quanto ai sovietici, in Ucraina la situazione era più frammentata. Molti temevano i russi per la brutalità con cui avevano governato la parte sovietica dell'Ucraina negli anni Trenta e accolsero quindi con favore i tedeschi, visti come dei liberatori.

Gli ebrei stavano nel mezzo: prima speravano che i sovietici li liberassero dall'antisemitismo polacco e ucraino, più tardi sembrò che l'invasione tedesca li avrebbe salvati dalla persecuzione dei russi. Un dramma che per loro significò passare dai pogrom dei decenni precedenti alla mostruosità dell'Olocausto.

Sia i sovietici che i nazisti utilizzarono i diversi gruppi etnici l'uno contro l'altro. I nazisti del Terzo Reich hitleriano per esempio sfruttarono i sentimenti nazionalistici degli ucraini per reprimere il resto della popolazione, russi compresi. In questo ebbe un ruolo decisivo l'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (Oun), un movimento molto simile agli Ustascia croati (riemersi per altro nei Balcani un ventennio fa) o alla Guardia di Ferro in Romania. I nazisti fecero balenare a costoro l'indipendenza ucraina in cambio della loro collaborazione.

Fu così che gli ucraini dell'Oun parteciparono attivamente come carnefici alla "soluzione finale" degli ebrei nella regione della Volinia, fornendo il modello della futura pulizia etnica. Tra il 1941 e il 1942 migliaia di poliziotti ucraini affiancarono i nazisti nellao sterminio di 200mila ebrei in Volinia.

Quando la potenza tedesca cominciò a declinare le feroci milizie ucraine si unirono ai partigiani dell'Esercito Insurrezionale (Upa) per continuare una campagna di violenze ma questa volta contro la popolazione polacca. Tra il 1943 e il '44 entrarono nei villaggi polacchi bruciarono case e chiese, decapitando, crocifiggendo e sventrando le loro vittime.
Poi fu la volta dei polacchi a vendicarsi: si unirono all'Armata Rossa sovietica mettendo a ferro e fuoco i villaggi ucraini e uccidendo migliaia di contadini.

I partigiani ucraini iniziarono a loro volta rappresaglie su larga scala: tra il 1945 e il 1946 la regione sprofondò in una guerra civile allargata, con polacchi e ucraini che si massaravano a vicenda, superando di gran lunga l'impegno che avevano messo contro gli occupanti tedeschi o sovietici.

Tra la Volinia e la Galizia si stima che furono uccisi 90mila civili polacchi mentre da parte ucraina i morti furono circa 20mila. Al di là di numeri, a volte discordandi e impugnati come un'arma per la revisione storiografica contemporanea, rimane il fatto che il nazionalismo sta ancora una volta riemergendo in Europa, nel cuore dell'Europa.

Quando i sovietici invasero di nuovo Ucraina e Polonia nel 1944 attuarono la loro soluzione radicale: se non era possibile far convivere nazionalità diverse era meglio separarle, senza guardare troppo per il sottile. Negli anni Venti e Trenta l'Unione Sovietica aveva già spostato del resto intere nazionalità come pezzi su una scacchiera con conseguenze devastanti sul Caucaso e sulle popolazioni musulmane, la cui portata si misura ancora oggi in temini di repressione, guerriglia e terrorismo integralista. Ma in queste faccende non esiste tregua olimpica.

Allora vennero così cambiati i confini di Ucraina e Polonia e deportate, dopo il patto di Yalta del '45, centinaia di migliaia di persone: 780mila polacchi, 500mila ucraini. Nello scambio di popolazioni le violenze furono naturalmente inaudite.

In pochi anni tra guerre, massacri, pulizie etniche e Olocausto degli ebrei, il volto dell'Europa era stato stravolto nel sangue. E ora questo volto inquietante del "Continente Selvaggio"- titolo di un bel libro dell'inglese Keith Lowe - riemerge di fronte agli eventi ucraini perché a Maidan si riscrive, ancora una volta nella violenza, la storia dell'Europa.

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