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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 20:02.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2014 alle ore 10:26.

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C'è voluta la terza Olimpiade per salire sul podio. È bronzo per Carolina Kostner, finalmente è il caso di scrivere, dopo le delusioni di Torino e Vancouver. La sua prima medaglia a cinque cerchi corona una carriera in cui ha vinto tutto: cinque titoli europei e uno mondiale, senza contare i metalli degli altri colori. Ha dovuto aspettare di compiere 27 anni, pochi giorni fa, per trovare la sua gara migliore in assoluto. Svaniti tutti gli incubi dei salti sbagliati, delle cadute sul ghiaccio. Nel 2006 si classificò nona, nel 2010 addirittura sedicesima. Ci furono polemiche: sulla decisione di allenarsi negli Stati Uniti, sulle prestazioni inferiori alle attese. Momenti difficili, timori e incertezze che potevano rischiare di compromettere la sua lucidità.

Adesso Carolina è lontana anni luce da quel buco nero. Dopo Vancouver aveva deciso di continuare, perché il pattinaggio era ed è la sua vita, il palcoscenico dove può esprimere tutta la sua grazia e leggerezza. Nel programma libero ha incantato il pubblico con l'interpretazione del Bolero di Ravel. Mai un errore, mai una titubanza. Precisa, perfetta verrebbe da scrivere. Non è bastato però per conquistare l'oro. Dopo il programma corto erano rimaste in tre, tutte a 74 punti, separate dai minimi distacchi espressi nei decimali. Carolina era terza, seconda la russa Adelina Sotnikova, prima la coreana campionessa olimpica in carica, Yuna Kim.

Poi è avvenuto il capovolgimento finale di carte. Carolina Kostner ha pattinato e danzato con una sicurezza e una facilità d'esecuzione che rappresentano il massimo raggiunto in carriera. Lo conferma il punteggio, 216.73, che è il suo record personale. La russa Sotnikova però l'ha sorpassata negli elementi tecnici. I suoi salti e le trottole hanno fatto la differenza. Ha trovato perfino la freddezza per salutare il pubblico durante l'esibizione e incitarlo ad applaudire. Così è balzata nettamente in testa, 224.59 con una valutazione altissima anche nei componenti del programma.

Yuna Kim è scesa nell'arena per ultima. Serviva la perfezione assoluta per confermare l'oro di quattro anni prima. E qui diventa veramente sottile il confine tra l'oggettività del punteggio e la valutazione soggettiva dei giudici. Tra i condizionamenti del tifo e l'imparzialità. La prestazione di Yuna Kim è parsa quella col maggior peso tecnico e artistico. Eppure ci sono cinque punti pieni di differenza rispetto alla diciassettenne Sotnikova, che peraltro ha commesso un paio di sbavature, di cui una piuttosto evidente al termine di una combinazione di salti. Anche Carolina poteva meritare qualcosa in più, soprattutto nel giudizio sui componenti. Adelina Sotnikova regala invece un oro storico alla Russia. Una gara magica, dirà comunque Carolina: perché l'importante era cogliere quella medaglia mancante, scacciando qualunque paura.

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