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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 11:32.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2014 alle ore 12:58.

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Il legislatore, nella figura degli ultimi tre governi, ci ha provato almeno quattro volte. Ma di zone a burocrazia zero non ne è mai nata una. Ora, siccome tra i materiali programmatici messi in circolazione per riempire i primi cento giorni dell'Esecutivo Renzi il tema è rispuntato (le vuole Alfano), vale la pena ripercorre la vera storia di questa semplificazione mai fatta.

Primo tentativo nel 2010
Si parte con l'articolo 43 del dl 78 del 2010. Le nuove iniziative produttive che nascono in zone a burocrazia zero (zbz) devono godere dei seguenti vantaggi: i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi di qualsiasi natura avviati su istanza di parte (esclusi quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica) vengono adottati in via esclusiva da un Commissario di Governo; decorsi trenta giorni dall'avvio del procedimento, in caso di mancata adozione del provvedimento espresso, scatta il silenzio assenso. Le zbz dovevano essere istituite con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell'Economia, di concerto con il ministro dell'Interno. Inoltre era previsto che, se le zbz in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia fossero coincise con una delle zone franche urbane (zfu) individuate dalla delibera Cipe n. 14/2009, le risorse previste per tali zfu sarebbero state utilizzate dal sindaco per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zbz. Nel 2011 la Consulta dichiara però illegittima la norma sulle zbz (sent. n. 232) nella parte in cui prevede la sua applicazione anche ai procedimenti amministrativi che riguardano materie di competenza regionale concorrente e residuale.

Secondo tentativo nel 2011
Si riparte con la legge di stabilità 2012 ( n. 183/ 2011): si sostituisce il Commissario di Governo con l'Ufficio locale del Governo, istituito in ciascun capoluogo di Provincia, su richiesta della Regione, d'intesa con gli enti interessati e su proposta del ministro dell'Interno, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. L'Ufficio locale del Governo è presieduto dal prefetto e composto da un rappresentante della Regione, da un rappresentante della Provincia, da un rappresentante della Città metropolitana (se c'è) e da un rappresentante del Comune interessato. Le nuove zbz sono ripensate in chiave sperimentale, fino al 31 dicembre 2013, su tutto il territorio. Ma i provvedimenti attuativi non arriveranno mai e si cancella tutto con il dl 179 del 2012, decreto che prevede ora la possibilità di individuare zbz nell'ambito della sperimentazione avviate sulla base di apposite convenzioni previste dal decreto "Semplifica Italia".

Dal Semplifica Italia al dl del "fare"
Che cosa dicono queste convenzioni? Che Regioni, Camere di Commercio, Comuni e le loro associazioni, le agenzie per le imprese, le amministrazioni competenti e le organizzazioni e le associazioni di categoria interessate, possono attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi e le imprese in ambiti delimitati. Queste convenzioni (da fare su proposta dei ministri per la Pa e la semplificazione e per lo Sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata stato-regioni ed autonomie locali) avrebbero potuto individuare zbz in aree non soggette a vincolo paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico. I procedimenti amministrativi semplificati sarebbero passati dal Suap (sportello unico attività produttive) o conclusi via conferenza di servizi telematica. Anche qui era previsto il silenzio assenso dopo 30 giorni dall'avvio delle richieste aziendali sempre esclusi i procedimenti tributari, di ps e di incolumità pubblica. Di convenzioni non se ne vedono e in compenso il dl "fare" prevede l'estensione delle attività di sperimentazione a tutto il territorio nazionale e l'adozione di un Piano Nazionale delle zbz. Ma il Piano non è ancora partito. Perché? Forse perché è difficile individuare aree «non soggette a vincolo paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico»? O forse perché le procedure semplificate nelle eventuali zbz non potrebbero comunque riguardare fisco, tributi, ps e/o pubblica incolumità? Ma se si lasciano fuori queste materie, su cui si appuntano le richieste di semplificazione di imprese e cittadini stando all'ultima consultazione pubblica, le zbz che vantaggio darebbero?

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