Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 12:31.
L'ultima modifica è del 22 febbraio 2014 alle ore 16:19.

Guardando all'efficienza del sistema il giudice Antonio Balsamo, propone a creazione di «Una cabina di regia che coinvolga tutti i protagonisti nel settore della gestione dei beni tolti alle mafie, a supporto anche del lavoro dell'Agenzia nazionale. Costruire, detto in sintesi, una rete di legalità che si contrapponga alle rete criminali. Un altro modello è l'iniziativa proposta nel 2012 da Anm e Confindustria e che raccoglieva 13 associazioni antimafia, tra cui Libera, che assicurerebbe una funzione di raccordo tra autorità civile e giudiziaria, in un clima di leale collaborazione e stimolo per interventi mirati tra mondo delle imprese e società civile. Un'iniziativa che merita di essere riscoperta perché potrebbe dare delle risposte ai temi che stiamo affrontando. Ma c'è una questione che riguarda anche gli amministratori giudiziari dei quali bisogna potenziare la funzione ispettiva perché le imprese mafiose oggi sono qualcosa di differente: sono imprese con una serie di raccordi occulti, che passano attraverso menti raffinatissime giusto per citare Giovanni Falcone, con una serie di relazioni con le istituzioni e si propongono come regolatori del mercato». È con questa mafia che cambia che ci si confronta oggi: mafia (anzi mafie) che maneggiano con cura strumenti giuridici anche complicati: «Abbiamo sequestrato dei Trust a Milano e in vista dell'Expo 2015 si sono organizzati per ottenere concreti vantaggi. Stiamo anche facendo sequestri all'estero ma in questo caso, viste le difficoltà il legislatore deve dimostrare di avere veramente la volontà di percorrere questa strada» dice per esempio Giuliana Merola. Sono questi i risultati di un contrasto che richiede nuove competenze, sul piano per esempio della lotta al riciclaggio. Competenze che, purtroppo, oggi non sono presenti tra i magistrati italiani, come ha detto Giovanni Fiandaca, il professore di diritto penale presidente della Commissione che ha elaborato una serie di proposte per quella che si può definire la manutenzione del Codice antimafia. Un Codice cui tutti attribuiscono il valore di una raccolta normativa ma che presente parecchie criticità sul piano dell'intervento preventivo: da qui l'opportunità di intervenire con nuove norme sul controllo giudiziario (l'azienda viene commissariata per sei mesi e riorganizzata in funzione del rispetto della legge evitandone così il sequestro definitivo) oppure di una nuova disciplina delle interdittive antimafia. Riforme necessarie ma da maneggiare con cura: «È molto rischioso per esempio toccare l'articolo 416 bis che definisce l'associazione mafiosa poiché è diventato una sorta di mito per certa antimafia, ma allo stesso tempo riconosco che un intervento sul 416bis si presterebbe a numerosi fraintendimenti – dice il professore -. Per quanto riguarda il reato di scambio elettorale politico mafioso sancito invece dall'articolo 416ter ho visto la proposta approvata dal Senato preparata dal senatore Giuseppe Lumia e altri e questa mi fa preoccupare molto e per motivi diversi, perché è sintomatica dell'insufficiente competenza dei nostri parlamentari nel diritto penale sostanziale in settori complessi e delicati. Secondo questa proposta nella modifica del 416ter si dovrebbe aggiungere all'espressione "scambio di denaro o altra utilità, anche la frase "disponibilità a soddisfare gli interessi dell'associazione mafiosa". Ciò significa trasformare il processo penale su questo reato in un inferno probatorio,con l'effetto di dare alla magistratura requirente, cioè ai pm, un esorbitante margine di discrezionalità nel decidere di investigare o meno determinati contesti o situazioni. Nelle proposte di modifica del codice antimafia sarebbe opportuno puntare a un equilibrio più avanzato tra efficacia e garanzia». Fiandaca si è poi pronunciato anche sulle difficoltà riscontrate nella lotta al riciclaggio: «I fatti di riciclaggio sono così complessi che è oggettivamente difficile individuarli sul piano processuale - ha poi aggiunto Fiandaca - La stragrande maggioranza dei reati rimangono purtroppo sommersi».
In generale, dunque, il fine ultimo è salvare il salvabile, ciò che può stare ancora sul mercato e utilizzare tutti gli strumenti possibili per incentivare la legalità e i comportamenti che contrastano le mafie. Dice Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust: «Occorre rimettere nel circuito economico i beni confiscati purché non si punti soltanto a mantenere dei livelli occupazionali, ma alla permanenza dell'impresa in una economia sana e competitiva. Un mercato in cui opera la legalità e nel quale c'è concorrenza è un grande antidoto contro corruzione, criminalità organizzata e infiltrazioni malate nell'economia». Per Pitruzzella. «il mercato non è una giungla dove il più forte si impone, mercato e legalità non sono due cose distinte,ma due facce della stessa medaglia - ha aggiunto Pitruzzella - oggi c'è un'eccessiva estensione del perimetro dell'intervento pubblico, occorre ridurne l'area e i poteri autorizzativi che in qualche modo condizionano l'entrata di operatori economici. Questo è un buon modo per contribuire a ridurre la corruzione e infiltrazione mafiosa. La nostra lotta è efficace contro i cartelli: tante volte infatti sono proprio le imprese criminali che hanno la forza di realizzare cartelli per accaparrarsi commesse e contratti pubblici.
L'Antitrust è una sorta di poliziotto del mercato: serve a far rispettare le regole a presidio della libera concorrenza». In termini di prevenzione, spiega il presidente dell'Antitrust, «C'è un altro strumento che potrebbe dare sviluppi interessanti, ed è il rating di legalità nato da una intuizione di Antonello Montante, l'idea è che le imprese che rispettano le regole debbano essere privilegiate rispetto a chi non opera nel rispetto della legge. Sarebbe opportuno pensare a questo meccanismo premiare che vuole rafforzare l'idea, anche culturale, che l'economia di mercato va di pari passo con il rispetto delle regole».

Shopping24

Dai nostri archivi