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Troppe medaglie sbagliate per l'Italia. Quarto anche Stefano Gross in slalom

Stefano Gross (Reuters)Stefano Gross (Reuters)

Per la prossima Olimpiade, l'Italia proporrà di assegnare una medaglia vera anche ai poveretti che arrivano sempre quarti. Così gli azzurri saranno più ricchi, felici e sicuramente molto più determinati e fiduciosi nei propri mezzi. L'ultima patacca di legno è toccata in slalom a Stefano Gross, terzo dopo la prima manche e ovviamente quarto alla fine. La suprema beffa è che sono appena cinque i centesimi di distacco dal bronzo conquistato dal giovanissimo norvegese Henrik Kristoffersen. Là davanti ci sono due austriaci, il professor Mario Matt, cui alla soglia dei 35 anni mancava giusto l'oro olimpico nella sua carriera tra i pali stretti. Poi Marcel Hirscher argento, dominatore della Coppa del mondo, uno che vuole sempre vincere, perciò un po' deluso di vedersi battuto dal connazionale vecchietto.

La gara di Gross è l'epilogo di una rassegna a cinque cerchi vissuta con tante bellissime imprese, senza mai trovare l'acuto per centrare il metallo più prezioso. Resta domani la maratona del fondo, ma è francamente improbabile un risultato di primissimo piano per gli azzurri. Invece siamo collezionisti di quarti posti, addirittura otto, lo stesso numero delle medaglie pesanti, due argenti e sei bronzi. Ricordiamo i nostri atleti bravi ma sfortunati: stamattina nello snowboard la maledizione ha colpito Corinna Boccacini e Aaron March nello slalom parallelo. Lo sci alpino vanta tre piazzamenti del rammarico, due in rosa con Daniela Merighetti e Nadia Fanchini prima della conferma maschile di Gross. Poi dobbiamo aggiungere Alessandro Pittin nella combinata nordica, Karin Oberhofer nel biathlon (7,5 km sprint) e la prova a squadre nel pattinaggio di figura.

A Vancouver quattro anni fa ci fu l'oro salvifico di Giuliano Razzoli. Meno medaglie, cinque in tutto, ma con almeno una prova da campioni sul serio. Pazienza se poi Razzoli ha smarrito la strada e oggi è scivolato nella seconda manche quando era sedicesimo. Manfred Moelgg s'è piantato nella porta doppia che ha tradito parecchi atleti (era dodicesimo). Patrick Thaler era caduto già nella prima discesa. L'errore ci può stare, non è questo il punto. Il problema casomai è l'atteggiamento degli slalomisti. Con delle scuse all'italiana, tipo: la neve non si addice alle mie caratteristiche, non ho gestito le curve come avrei voluto, devo trovare più velocità, cose così, basta chiedere ai diretti interessati.

Sbagliare è umano, ma bisogna cadere col coltello tra i denti per onorare al massimo un'Olimpiade. Alexis Pinturault è uscito con l'effetto catapulta degli sci deformati con troppa veemenza, atterrando sulla schiena. Felix Neureuther ha inforcato. Ted Ligety s'è inceppato pure lui, ma il suo oro l'aveva già preso in gigante. Jean-Baptiste Grange s'è inchiodato nella stessa porta di Moelgg. Hanno sbagliato pure gli svedesi Hargin e Myhrer. Però erano quasi tutti indiavolati. Si buttavano giù senza rispetto, con l'unico pensiero di tentare almeno di acciuffarla, quella medaglia. Poi ha vinto il talento austriaco, la cattiveria condita di flemma del professore seguita dalla spericolatezza incisiva di Hirscher. Stefano Gross voleva infilarsi tra quei due marziani ma il quarto posto era servito, per lui come per gli altri sette stregati di queste Olimpiadi russe.

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