Notizie SportSochi, i Giochi si chiudono con uno show made in Italy e un omaggio alla cultura russa
Sochi, i Giochi si chiudono con uno show made in Italy e un omaggio alla cultura russa
di Antonella Scott | 23 febbraio 2014
Un bosco di luce, poi le onde sull'immenso palco che è lo stadio Fisht. Un addio è tristezza, anche se dolce in questo omaggio blu al mare di Sochi, distesa in cui a tre bambini appare il simbolo dell'infinito: il futuro è vostro.
Un viaggio poetico ed emotivo attraverso la cultura russa, chi meglio di un italiano avrebbe potuto raccontarlo? La cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici di Sochi ha la firma di Marco Balich, produttore artistico esecutivo che - accanto al direttore artistico Daniele Finzi Pasca - si era proposto di accompagnare questa festa che celebra gli atleti e la fine di un'Olimpiade ripercorrendo la letteratura, la pittura, la grande scuola del balletto russo "con una punta di nostalgia".
Nostalgia, toska, non potrebbe esserci un sentimento più vicino all'anima russa.
E del resto la malinconia è parte di questo momento. Rispetto alla spettacolare apertura del 7 febbraio, allo stadio Fisht di Adler, Balich si era proposto nella cerimonia di addio di far conoscere un aspetto differente della Russia, più intimo e vicino al cuore "rispetto all'espressione muscolare della forza, dell'orgoglio e del progresso" al centro del grande show di apertura. È stato proprio così. L'atmosfera in questo momento di addio è più coinvolgente, più calda rispetto alla sera del 7 febbraio. Addio con ironia, con un colpo da maestro (senso dell'umorismo russo o italiano?): quando i danzatori vestiti di luce si raccolgono per comporre l'immagine dei cinque anelli olimpici, uno si ostina a restare chiuso, strizzata d'occhio al cerchio dispettoso che non si era voluto aprire all'apertura del 7 febbraio.
Perfino Vladimir Putin sorride mentre sale in tribuna, come a raccogliere il suo premio. La sera dell'inaugurazione aveva una scommessa da vincere, ora può pensare, a ragione, che i suoi ospiti sono stati bene. E si commuove quando l'inno russo viene eseguito da mille bambini diretti da Valerij Gergiev. Del resto, osserva qualcuno con malizia, i russi hanno un inno talmente bello che farebbe piangere chiunque.
"È stata una grande festa dello sport - dice Balich - pur con tutte le contraddizioni proprie a qualunque nazione". Il voto che si danno gli organizzatori russi è molto alto: missione compiuta. "Le espressioni di amicizia, il calore del sole di Sochi e il bagliore dell'oro olimpico hanno rotto il ghiaccio dello scetticismo verso la nuova Russia - ha sintetizzato il vicepremier Dmitrij Kozak -. I Giochi hanno trasformato il nostro Paese, la sua cultura e la sue gente in qualcosa di molto più vicino, più attraente e comprensibile per il resto del mondo". "Questo è il volto della Russia - sorride Dmitrij Chernishenko, responsabile del Comitato olimpico russo - e per noi questi sono stati i Giochi migliori", ammicca.
È l'obiettivo che si era posto Vladimir Putin, trasmettere l'immagine di una Russia migliore, più aperta. Molto è stato fatto. Gli incontri, le immagini, i ricordi e questi giorni in comune lasceranno il segno in chi li ha seguiti, anche da lontano. Una delle preoccupazioni più grandi della vigilia - la minaccia di un attentato terroristico - non si è realizzata. E Putin raccoglie con orgoglio i complimenti - primi tra tutti dagli americani - per l'organizzazione e per la sicurezza garantita tra Sochi e Krasnaja Poljana: anche se il prezzo è stato creare attorno agli atleti e ai visitatori un "non luogo", un microcosmo protetto e isolato dal mondo.
Ma il mondo ha fatto irruzione lo stesso. Non dal Caucaso, ma dall'altra parte del mar Nero. Le fiamme di Kiev si sono spente giusto in tempo per la cerimonia di chiusura, ma non il richiamo dei morti del Maidan. Questo sarà il vero banco di prova di una Russia diversa, se insieme a tutti i Paesi coinvolti sarà capace di superare schemi antichi per proteggere nella collaborazione la democrazia e l'unità dell'Ucraina. Qui si vedrà se i complimenti di Thomas Bach, il capo del Cio che ha riconosciuto questo "volto nuovo", saranno meritati. "Ce ne andiamo da amici", ha detto Bach e Putin, applaudendolo, ha annuito.
Sochi 2014 ha salutato il mondo con le visioni di Chagall e del circo russo, con le note di Rachmaninov, di Shostakovich e Prokofiev, con il Bolshoj e il teatro Marinskij di Pietroburgo intenti a rivaleggiare a passo di danza. Sochi si è chiusa con un meraviglioso omaggio agli scrittori vanto della Russia, una celebrazione di Tolstoj, Dostoevskij, Majakovskij, Solzhenitsyn, Gogol, Anna Achmatova, incarnati sul palco dello stadio Fisht per ricordare che non c'è distanza tra il mondo dello sport e quello della cultura. Abbracciare la cultura vuole dire capirsi, ascoltarsi. Anche queste non devono restare solo belle immagini.
Pagine di libri diventano neve, la fine è un gioco degli specchi e poi Misha, la mascotte, incaricato di spegnere la fiamma olimpica, una lacrima sul muso da orsetto. Un bimbo chiude un libro con le immagini piu belle di queste gare, sulla copertina c'è scritto Sochi 2014. È venuto il momento di consegnare la bandiera olimpica, e la scena, a Pyeongchang 2018, Sud Corea. Viaggiamo insieme, è il messaggio dei sudcoreani rivolto al Nord. Il cammino, su altre strade, continua.