Notizie SportLa Russia chiude con due ori e il medagliere. Per l'Italia un magro bottino
Olimpiadi invernali, la Russia chiude con due ori e il primo posto del medagliere. Per l'Italia un magro bottino
di Luca Re | 23 febbraio 2014
La benzina del fondo italiano è finita sempre troppo presto in queste Olimpiadi. Pure nell'ultima gara che avrebbe potuto regalare una difficilissima medaglia ai nostri colori. Quei 50 km corsi a tecnica libera che nel 2006 videro trionfare Giorgio Di Centa a Torino, oggi assente a causa del rientro anticipato in Italia per l'operazione all'ernia del disco.
La benzina è finita negli ultimi due chilometri, quando i russi hanno deciso di strappare in due il gruppo per volare verso il traguardo, portandosi nella loro scia soltanto il norvegese Sundby. Tutti gli altri hanno ceduto, compresi gli azzurri Roland Clara, poi undicesimo staccato di mezzo minuto, David Hofer (sedicesimo) e Francesco De Fabiani (venticinquesimo). Così è una storica tripletta russa con l'oro di Alexander Legkov, l'argento di Maxim Vylegzhanin e il bronzo di Ilia Chernousov.
Crolla l'Italia in buona compagnia di norvegesi, svedesi e del povero svizzero Dario Cologna, che rompe uno sci salutando ogni possibile lotta per il podio. Per la Russia è il primo metallo prezioso nello sci nordico a Sochi. Poche ore dopo arriva l'oro nel bob a quattro davanti alla Lettonia, portando i successi a tredici, con 33 medaglie totali che valgono il primato nel tabellone, superando di slancio la Norvegia. L'allungo finale di Legkov è il succo di quello che gli atleti di casa hanno mostrato: potenza, caparbietà, dedizione assoluta. Il tutto condito dal tifo e da qualche favore dei giudici, vedasi l'oro di Adelina Sotnikova nel pattinaggio, coronato di polemiche soprattutto da parte coreana, perché la vittoria doveva toccare alla beniamina Yuna Kim.
Agli azzurri del fondo non si poteva chiedere molto di più. L'unica concreta speranza di medaglia era affidata al giovane Federico Pellegrino nello sprint. Pure lui era rimasto a secco, dopo essere volato nelle qualificazioni e nei quarti; in semifinale aveva chiuso all'ultimo posto la sua batteria, staccato quasi venti secondi dal russo Sergey Ustiugov. È mancato anche l'apporto di tenacia, esperienza e grinta di Giorgio Di Centa, troppo acciaccato per partecipare alla maratona di chiusura. Costretti quindi a navigare un po' a vista, con pochi atleti capaci di competere ai massimi livelli.
La consolazione arriva dal biathlon, una disciplina in cui le squadre italiane stanno emergendo con sempre maggiore forza. Nella staffetta mista, al suo debutto olimpico, gli azzurri hanno centrato il bronzo schierando il quartetto più giovane in gara, con un'età media inferiore a 25 anni. Ci sono anche tanti piazzamenti, da ricordare il quarto di Karin Oberhofer nello sprint di 7,5 km e il sesto di Dorothea Wierer nella stessa prova, le due ragazze della staffetta premiata. Ad affondare l'Italia nel medagliere è la sovrabbondanza di legni, otto al pari dei metalli conquistati, due argenti e sei bronzi senza nemmeno un oro. Così siamo ventiduesimi su 26 Nazioni classificate con almeno una medaglia, laggiù in fondo vicini ad Australia, Lettonia, Croazia e Kazakhistan.
Non bastano le imprese di Christof Innerhofer, argento in discesa libera e bronzo in super combinata. Né quelle di Arianna Fontana, salita tre volte sul podio nello short track, l'ultima volta con le ragazze della staffetta. Nemmeno le magie di Armin Zoeggeler e Carolina Kostner. Peccato poi per quelle cadute, Winnerhofer in superG e Arianna nei quarti di finale dei mille metri. Avrebbero potuto collezionare un bottino ancora più ricco. Se tutti gli altri azzurri avessero dimostrato la loro stessa grinta, forse avremmo raccolto qualcosa in più.