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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 08:16.

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Ma intanto a Kiev la Rada stringeva ancor più i tempi, fissando le elezioni anticipate al prossimo 25 maggio, accelerando la liberazione della Tymoshenko e approvando (328 voti favorevoli e zero contrari) la destituzione di Yanukovich. Più tardi, il presidente in pectore Turchinov ha riferito che Yanukovich si troverebbe a Donetsk, nel Sud del Paese. «Ha cercato di prendere un aereo diretto in Russia - ha detto Turchinov - ma le guardie di frontiera lo hanno fermato». Stessa sorte è toccata all'ex procuratore generale ucraino, Viktor Pshonk. I responsabili del bagno di sangue - ha detto Vitaly Klitschko, uno dei leader dell'opposizione firmatari dell'accordo di venerdì - dovranno rendere conto delle proprie azioni.
Mentre Yanukovich appariva nel suo video, la Tymoshenko usciva dal carcere. E prima ancora di mettersi in viaggio per Kiev, dove la aspettavano sul Maidan, si diceva pronta a candidarsi per la presidenza.
Gli aiuti dell'Fmi
La Casa Bianca si congratula per la sua liberazione, Gran Bretagna e Germania hanno già espresso appoggio al futuro governo e i due ministri degli Esteri, il britannico William Hague e il tedesco Frank-Walter Steinmeier, si sono impegnati a premere sul Fondo monetario internazionale per la ripresa dei finanziamenti all'Ucraina. Una promessa che probabilmente faceva parte degli accordi di Kiev, che dovrà cercare altrove il sostegno all'economia - del valore di 15 miliardi di dollari - che Mosca non intende più garantire a un governo che non può controllare. In una telefonata con il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov ha manifestato il disappunto della Russia per il mancato rispetto delle intese di venerdì da parte dell'opposizione. Accordi che Mosca non ha voluto firmare, malgrado al negoziato fosse presente l'inviato di Vladimir Putin, Vladimir Lukin. Il motivo, ha spiegato ieri Lukin, è proprio nel fatto che non era chiaro «fino a che punto Yanukovich fosse in grado di attuare quell'accordo. E questo si conferma oggi».
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Le due Ucraine
L'OMBRA DELLA SECESSIONE
A Kharkiv, nell'Est dell'Ucraina vicino al confine con la Russia, Viktor Yanukovich non è solo. I leader di alcune delle regioni russofone del Paese hanno denunciato ieri il Parlamento di Kiev come illegittimo, annunciando di voler prendere il controllo dei rispettivi territori. Una mossa che aumenta la possibilità di una scissione: in questi mesi, mentre le province occidentali vicine all'Europa aderivano alle manifestazioni antigovernative di Kiev, le amministrazioni della metà orientale del Paese esprimevano il proprio appoggio al presidente. All'incontro di Kharkiv erano presenti le regioni di Kharkiv, Donetsk, Dnipropetrovsk, Lugansk e Crimea. Nella penisola sul mar Nero durante una manifestazione è stata chiesta l'unione alla Russia.
ETERNI RIVALI
L'ascesa di Yulia
Questa volta tocca a Yulia cantare vittoria. Uscire dal carcere, vedere il potere del grande nemico sbriciolarsi. La loro è una storia di una rivalità infinita. Vengono entrambi dall'Est industriale dell'Ucraina, lei (53 anni) da Dnipropetrovsk e lui, Viktor Yanukovich (63 anni), da Donetsk. Entrambi hanno conosciuto il carcere, per frode e corruzione.
La Rivoluzione arancione
Il primo round andò alla Tymoshenko, nel 2004. Yanukovich, del Partito delle Regioni vicino a Mosca, aveva vinto elezioni sospette, dichiarate nulle dalla Corte Suprema dopo la mobilitazione nota come la Rivoluzione arancione. Lei, donna d'affari divenuta milionaria rivendendo gas russo, si era data alla politica per proteggere i propri interessi. La Rivoluzione arancione portò alla presidenza il suo alleato, Viktor Yuschenko.
Coabitazione difficile
Presto la Tymoshenko, divenuta primo ministro, entrò in rotta di collisione con Yuschenko, e fu Yanukovich, nel 2006, ad approfittare degli scontri nel campo avverso vincendo le elezioni parlamentari che lo portarono a sua volta alla guida del governo. Un accordo ritrovato tra Yulia e Yuschenko la riportò in carica, e nel 2009 Yanukovich annunciò l'intenzione di ripresentarsi candidato alla presidenza.
In carcere
L'avversario naturalmente era la Tymoshenko, che lui sconfisse nel febbraio 2010. Cercò subito di toglierla di mezzo per sempre: accusandola di abuso di ufficio, condannata a sette anni per gli accordi che nel gennaio 2009 la Tymoshenko strinse con Vladimir Putin, per mettere fine alla guerra del gas. Yanukovich sperava probabilmente di farsi rieleggere indisturbato al prossimo voto, nel 2015. Si sbagliava.

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