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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 11:50.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 01:07.

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(Ansa)(Ansa)

Salutato da tre fischi della motrice di soccorso, il locomotore dell'Intercity 660 deragliato il 17 gennaio, si sta lentamente muovendo verso la stazione di Andora. La linea ferroviaria è libera. Quanche ora fa, le gru della ditta Vernazza di Genova, montate su una chiatta nello specchio acqueo antistante la scogliera, lo hanno sollevato non appena accertato lo stato delle ruote della motrice. E si sono poi concluse, in tempi rrecord, anche le operazioni di rimozione della carrozza passeggeri dell'Intercity.

Motrice e vagone sono stati riportati sui binari e poi trainati fino a Savona da un'altra locomotiva giunta sul posto. Secondo quanto riferito dai tecnici di Rfi, nei prossimi giorni si procederà con la messa in sicurezza della frana che ha provocato il deragliamento. Si prevede che la linea ferroviaria Italia-Francia, a binario unico, sarà riaperta entro il 10 marzo.

Così è avvenuta l'operazione
È iniziato così stamattina il trasferimento a terra di una delle gru stabilizzatrici trasferite a Capo Mimosa, con la grande chiatta arrivata questa mattina all'alba. Il trasferimento, operato dalla gru più grande, che può sollevare fino a 900 tonnellate, ha permesso di controbilanciare la motrice del treno deragliato al momento del sollevamento. A bordo della chiatta sono entrate in funzione le due gru da 800 e 500 tonnellate che hanno sollevato la locomotiva dopo averla imbragata con cavi d'acciaio. Una terza gru, più piccola, è stata collocata a terra per controbilanciare la motrice nel momento del sollevamento e consentire il corretto riposizionamento sui binari. Stanno prendendo parte all'intervento oltre 50 tecnici di Rfi, Trenitalia e della ditta Vernazza.

L'intervento di recupero costerà 2,5 milioni
L'intervento di recupero del treno Intercity 660 deragliato a causa di una frana il 17 gennaio scorso «ci costerà circa 2 milioni e mezzo». Lo affermano i tecnici di Rfi che oggi sovrintendono all'operazione di spostamento del treno. «L'intervento - hanno detto i tecnici - è comprensivo dell' "operazione chiatta", e quindi l'allestimento della superpiattaforma con le cinque gru, della messa in sicurezza del versante e della bonifica strutturale dei binari» oltre alla probabile perdita del locomotore «che è molto danneggiato e difficilmente recuperabile». A questo si aggiungono i costi sostenuti da Trenitalia (mancati introiti, costi dei bus sostitutivi) che devono però essere ancora quantificati.

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