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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 07:27.

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Più fai ricerca, più cresci, più agganci la ripresa. L'Italia insegna. Al contrario, però: il nostro è tra i paesi Ue e G20 a spendere meno nel segmento Ricerca e Sviluppo, con un investimento pari all'1,25% del Pil nel 2011. Sotto a Portogallo (1,52%) e Spagna (1,36%), quasi uno e due punti indietro rispetto alla media europea (2,05%) e al traguardo "ideale" del 3% fissato da Bruxelles tra i suoi cinque obiettivi nella strategia Europa 2020. Lo ha ribadito l'edizione 2014 di Noi Italia, il rapporto Istat che spiega in «100 statistiche» il nostro Paese. Lo avevano già messo in chiaro dati Eurostat e Unesco: sempre meno fondi, sempre meno produzione.

Fondi alla ricerca, confronto con l'Europa; in Finlandia si spende 3 volte tanto
La percentuale è in discesa appena accennata rispetto allo 1,26% del 2010. Ma non è certo il confronto con il 2010 a scavare il divario più netto: l'Italia investe sull'innovazione un terzo della Finlandia (3,80%) e la metà o poco meno della metà rispetto a Svezia (3,39%), Danimarca (2,98%), Germania (2,89%) e Austria (2,77%), Slovenia (2,47%) ed Estonia (2,37%). Già più leggero il gap con Francia e Regno Unito, posizionato comunque sopra gli standard italiani (e, nel caso di Parigi, europei) con il 2,25% e l'1,78%.
Il risultato, lo evidenzia la ricerca, sta tutto nel nesso tra i «bilanci fortemente positivi» dei paesi di nord e centro Europa e il numero di aziende «operanti in settori a forte intensità di R&S ("research and development": ricerca e sviluppo, ndr)»: l'industria farmaceutica, automobilistica e delle comunicazioni per la Svezia, l'information computer techology per la Danimarca, i motori per la Germania. E mentre in Italia si festeggia la «ripresa» per un rialzo dello 0,1% del Pil, le previsioni di crescita per il 2014 sono di circa l'1,6% a Copenaghen, l'1,7% in Germania e il 2,5% a Stoccolma.
Fuori dal Vecchio Continente, il paragone si fa più impietoso. Un'elaborazione di dati Unesco 2010 a cura del sito britannico Scienceogram scalza l'Italia tra le retrovie G20, in ritardo rispetto ai colleghi europei (come confermato sopra) e al resto del mondo: dal 2,37% dell'Australia al 2,90%, dal 3,37% del Giappone al 3,74% della Corea del Sud. E la Cina? Il gigante asiatico, secondo dati Ocse aggiornati al 2012, viaggia su investimenti nella ricerca pari all'1,98% del Pil (l'1,70% al 2010, secondo la ricerca Scienceogram).

Italia, lo spread nord-sud: in Trentino 1,93%, in Molise lo 0,42%
Lo squilibrio Italia-Europa e Italia-G20 si rispecchia nella geografia interna del paese. Con uno "spread" nettissimo dei finanziamenti tra regioni di nord, centro e sud: dai picchi in positivo della provincia autonoma di Trento, del Piemonte e del Lazio (1,93%, 1,87% e 1,69%) a quelli in negativo dei fanalini di coda Calabria e Molise: la spesa totale per l'innovazione non va oltre lo 0,45% e lo 0,42% del Pil. E i privati quanto incidono? Le imprese, escluse quelle a vocazione no profit, intervengono con uno contributo dello 0,69% sulla spesa totale. L'intervento non pubblico è più "intenso" che altrove in regione come Piemonte (1,47%), Emilia-Romagna (0,95%) e Lombardia (0,92%) al nord, tra le province campane (media dello 0,48%) al sud. Nullo o quasi sempre in Molise e Calabria: 0,04% e addirittura 0,02% sul Pil.

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