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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 14:21.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 14:25.

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Quattro miliardi di dollari in quattro giorni: è quanto cerca l'Ucraina entro fine mese per poter pagare stipendi, pensioni e le forniture di gas russo. Tema delicato, quest'ultimo, dal momento che il prezzo scontato applicato finora - e soggetto a revisioni trimestrali - fa parte degli accordi stretti ai tempi di Viktor Yanukovich: e Mosca ha fatto capire che vuol vedere che direzione prenderà il Paese prima di confermare quell'intesa che prevede anche un "investimento" russo - acquisti di bond ucraini - del valore di 15 miliardi di dollari. Tre di questi sono già stati pagati. Il governo provvisorio calcola in 35 miliardi l'entità del bailout che dovrà salvare il Paese.

La Russia non è sola a voler capire «chi risponde dall'altra parte del telefono» a Kiev, chi sta prendendo in mano l'Ucraina in attesa delle elezioni presidenziali del 25 maggio. Di aiuti finanziari parleranno a Washington il ministro degli Esteri britannico William Hague e il segretario di Stato americano John Kerry. José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, ha lanciato un appello «a tutti i partner internazionali, in particolare alla Russia, per lavorare insieme in modo costruttivo e garantire un'Ucraina unita, che può essere un fattore di stabilità nel continente europeo. Un'Ucraina - ha sottolineato Barroso - che avrà buoni rapporti sia con i suoi partner occidentali che con quelli orientali».

Sulla carta, il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov è sulla stessa lunghezza d'onda, quando avverte che l'Ucraina non deve essere costretta a scegliere tra Est e Ovest: «E' pericoloso e controproducente imporre all'Ucraina una scelta in base al principio: o con noi o contro di noi». Sia la Russia che l'Occidente, ha detto Lavrov, «dovrebbero utilizzare i contatti con le diverse forze politiche in Ucraina per calmare la situazione, e non cercare vantaggi unilaterali nel momento in cui serve un dialogo nazionale».

Malgrado le due grandi emergenze - quella economica e quella separatista che nasce dalla protesta delle regioni orientali e della Crimea russofone, che non si riconoscono nel cambio della guardia a Kiev - il presidente ad interim Oleksandr Turchinov (alleato di Yulia Tymoshenko) ha rinviato a giovedì l'annuncio della formazione di un governo di unità nazionale. Le consultazioni per arrivare a un governo sono complesse, perché sono molto diverse le anime della protesta dei mesi scorsi che ora, dopo aver combattuto sul Maidan, vogliono avere una voce.

Il primo a farsi avanti per le presidenziali, che oggi hanno aperto le candidature, è stato l'ex pugile Vitaly Klitschko, in attesa con ogni probabilità della discesa in campo di Yulia Tymoshenko. Intanto il Parlamento ha votato per mandare l'ex presidente Yanukovich al giudizio della Corte penale internazionale dell'Aja. Prima dovranno catturarlo: Yanukovich potrebbe essere nascosto in Crimea. L'accusa saranno le sue responsabilità nelle violenze che la settimana scorsa, sul Maidan di Kiev, hanno portato alla morte di quasi cento persone.

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