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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 19:14.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 19:19.

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Tayyip Erdogan (Reuters)Tayyip Erdogan (Reuters)

La tensione politica per il più grande scandalo per corruzione della storia moderna in Turchia, corre sul filo telefonico delle intercettazioni. Il premier Recep Tayyip Erdogan, leader del partito filo-islamico Akp, ha smentito l'autenticità della registrazione («è falsa» ha dichiarato il suo ufficio) di una sua conversazione fatta con il figlio Bilal, dove si sentirebbe il premier turco chiedere di occultare decine di milioni di dollari in contanti, per dribblare appunto un'indagine della magistratura anti-corruzione. Una vicenda che ricorda i soldi in contanti trovati nelle scatole delle scarpe nella casa di un alto banchiere di una banca di stato turca coinvolto in precedenza in un filone dello stesso scandalo.

Pubblicata ieri sera, l'intercettazione telefonica ha scatenato aspre polemiche, proseguite per tutta la giornata. Tanto più che per i tecnici ripresi dai gionali locali non si tratterebbe di un montaggio e l'opposizione del partito laico e di sinistra ha chiesto le dimissioni del primo ministro in carica, mentre la Borsa di Istanbul ha perso parecchio terreno e la lira turca è tornata a perdere valore rispetto al dollaro.
Non solo. Per la serata di martedì a Istanbul e altre città del paese sono state convocate proteste popolari che potrebbero essere l'inzio di una nuova ondata di manifestazioni sullo stile di quelle di Gezi Park nel giugno del 2013.
«Azzera tutti i soldi che sono in casa», «stanno facendo perquisizioni nell'ambito di una maxi-inchiesta sulla corruzione in casa di 18 persone» direbbe Erdogan al figlio Bilal nella prima di quattro conversazioni telefoniche che risalgono al 17 dicembre, il giorno di partenza della vicenda di corruzione che ha scatenato uno scandalo senza precedenti, mettendo in serie difficoltà il governo conservatore che ha dovuto poi subire un ampio rimpasto dopo le dimissioni di tre ministri-chiave.
Le registrazioni che il premier liquida come false, pubblicate su Youtube lunedì sera, sono state ascoltate da più di due milioni di utenti solo nella giornata di martedì, a riprova del sempre maggior peso dei social network nel mondo dei mass media. Ancora un episodio della Tangentopoli sul Bosforo che ormai coinvolge direttamente il premier e ha spinto verso il basso la borsa di Istanbul, che ha segnato un meno 3 per cento. In calo anche la valuta turca rispetto al dollaro.
La registrazione «è originale, ce l'hanno confermato perlomeno 3-4 fonti» ha assicurato, invece, Kemal Kilicdaroglu, il segretario del principale movimento d'opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp) nella mattina di martedì in parlamento, invitando il premier a lasciare. «Dimettiti oppure sali su un elicottero e lascia il Paese» ha dichiarato Kilicdaroglu, solitamente contrario ai toni duri e per questo chiamato il Gandhi turco.
Anche due esperti citati dal quotidiano Radikal avrebbero confermato che non si tratterebbe di un montaggio audio, ma di una intercettazione originale. Molti sospettano la mano di Fethullah Gulen nella partita, l'ex amico di Erdogan ora divenuto acerrimo nemico. Secondo il compositore e tecnico del suono Attila Ozdermiroglu «è molto facile comprendere se in una registrazione vengono aggiunte parti assenti in precedenza. Ho analizzato più volte il file e non c'è nessuna traccia di montaggio nella conversazione, si capisce dai rumori di fondo». Erdogan ha respinto sdegnato le accuse e nella mattina di martedì ha parlato di «tentativo di golpe»: «Ieri notte hanno presentato una registrazione creata ad arte, è un attacco odioso contro il primo ministro della Turchia» si è difeso il primo ministro puntando il dito come di consueto contro diverse "lobbies" politico-finanziarie che lavorerebbero assieme all'"organizzazione parallela" costituita dai membri della confraternita religiosa guidata dal predicatore musulmano Fethullah Gulen.
«Che producano tutti i montaggi che vogliono, l'ultima parola spetterà al popolo, chiederemo il conto di questo tentato golpe" ha aggiunto Erdogan certo di avere ancora un forte consenso popolare dopo dodici anni di potere ininterrotto.
Sul fronte giudiziario il Procuratore capo di Ankara ha annunciato nel pomeriggio di martedì 25 che aprirà un'indagine sul contenuto delle intercettazioni pubblicate lunedì su internet. In nottata, al termine di un vertice tra Erdogan e il capo del Mit, i servizi segreti turchi, il fidato Hakan Fidan, la Presidenza del consiglio dei ministri in un comunicato aveva definito le registrazioni «una indegna montatura».
Sono convinti invece dell'autenticità delle registrazioni migliaia di cittadini che stanno organizzando in queste ore attraverso la rete manifestazioni che si terranno stasera a Istanbul e in molte altre città del paese. Una brutta storia in vista dell'importante voto delle amministrative di marzo, un'elezione che si sta trasformando in un referendum personale su Erdogan e la sua squadra di governo.

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