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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2014 alle ore 14:24.
L'ultima modifica è del 26 febbraio 2014 alle ore 16:56.

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Matteo Renzi (Ansa)Matteo Renzi (Ansa)

"Il grande interrogativo nel breve termine è se Renzi abbia fatto il passo più lungo della gamba". Alcuni osservatori lo pensano, scrive l'Independent. Ma altri, come il politologo Lorenzo de Sio della Luiss, pensano che Renzi sia troppo furbo per non avere qualche asso nella manica. Come quello di cooperare con il centro-destra su riforme che potrebbero aprire il mercato del lavoro e affrontare il 41% di disoccupazione giovanile. Conclude l'Independent: "La scaltrezza di Renzi è ben nota. Gli servirà tutta nei prossimi mesi".

La Bbc, nel dare notizia del voto di fiducia finale, ribadisce che "deve ancora dare dettagli specifici dei piani proposti".

Il Guardian mette alla ribalta la parità di genere e critica tanti commenti dei media italiani. "Le reazioni al gabinetto Renzi mostrano che la lotta per l'uguaglianza ha ancora molta strada da fare in Italia. I media sembrano più ossessionati dall'apparenza delle ministre nel governo di parità di genere che dalla lotta per il lavoro che le donne affrontano".
"In un Paese che non ha mai avuto un primo ministro o capo di Stato donna, e in cui molte donne hanno difficoltà a trovare lavoro per pagare le bollette, per non parlare del fatto che non percorrono i corridoi del potere, la notizia (del governo a parità di genere, n.d.r.) è stata notevolmente simbolica. Ha alzato drammaticamente la barra per la rappresentanza femminile", scrive la corrispondente Lizzy Davies, citando poi gli ostacoli che le donne italiane hanno per conciliare maternità e lavoro – come la scarsezza di asili nido – che contribuiscono a spiegare il basso tasso di occupazione femminile.

Il Wall Street Journal pubblica oggi un editoriale dal titolo evocativo: "Renzi's Italian Job".
Comincia col dire che "talvolta la gioventù è una buona cosa", ma che ancora più importante è "il suo senso di urgenza… che riflette la frustrazione della gente per l'economia stagnate".

Il taglio del cuneo fiscale "farebbe molto per migliorare la situazione del lavoro in un Paese dove la disoccupazione si aggira sul 12,7% in generale e va oltre il 40% per i giovani". Il Wsj aggiunge che Renzi è stato più "circospetto" sull'abolizione del famoso Articolo 18 "che rende praticamente impossibile licenziare i lavoratori". La sua abolizione richiederebbe un'aspra battaglia con i sindacati. "La buona notizia – si legge – è che Renzi sembra avere portato a bordo Silvio Berlusconi su gran parte del suo programma, spezzando un tabù tra gli italiani di sinistra contrari a trattare con un uomo che vedono come il diavolo".

Alla fine, per il Wsj, "Il più grande fattore a favore di Renzi è l'umore pubblico di sfinimento e disperazione per la moribonda economia italiana". Secondo un sondaggio, il 48% dei giovani vogliono andare all'estero per cercare lavoro. "Se il nuovo primo ministro non riuscirà a realizzare il suo programma, molti altri di loro perderanno fiducia nel futuro del loro Paese".

Nel pezzo di cronaca, il Wsj fa notare che Renzi ha avuto una maggioranza più debole del previsto (al Senato), cosa che renderà più difficile l'approvazione dell'impegnativa agenda di riforme. Cita le critiche sulla mancanza di chiarezza sul finanziamento e l'attuazione delle riforme. E rileva il cambiamento di Renzi nell'approccio, precedentemente critico, verso le politiche di austerità Ue. "La sua strategia ora sembra quella di ricostruire la credibilità dell'Italia nella politica Ue durante il semestre europeo, in seguito al varo di riforme cruciali in patria".

Nella stampa spagnola da segnalare un commento su Abc.es: "Economia, la politica conta". Facendo un confronto tra Italia e Spagna, José Ramón Pin Arboledas sottolinea l'importanza per la crescita della stabilità politica e della certezza giuridica. "L'Italia – osserva - è abituata alle velleità politiche e la sua economia non dipende tanto dalle decisioni del governo, come quella spagnola". Nella corrispondenza da Roma, Angel Gomez Fuentes mette in evidenza che le riforme di Renzi potrebbero costare 100mila milioni euro. "Con un piede in Parlamento e un altro tra la gente, Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia si Senato e Camera".

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