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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2014 alle ore 12:17.
L'ultima modifica è del 26 febbraio 2014 alle ore 15:11.
Primo inciampo parlamentare per il Governo Renzi, che questa mattina ha visto il neo ministro alla Riforme Maria Elena Boschi "costretta" a chiedere in conferenza dei capigruppo alla Camera il ritiro del Dl "Salva Roma 2" per non correre il rischio di una sua scadenza a causa dell'ostruzionismo di M5S e Lega. Il ministro ha quindi annunciato l'intenzione del Governo di provvedere diversamente con un nuovo provvedimento che contenga le misure relative al Salva Roma, l'alluvione in Sardegna ed Expo di Milano.
Riorganizzati i lavori dell'Aula, Delega fiscale nuova priorità
Intanto la Delega fiscale si avvia verso il via libera definitivo del Parlamento. Dopo la sua approvazione questa mattina da parte della commissione Finanze della Camera (nessun voto contraro, astensione di M5s e Sel) senza modifiche al testo trasmesso dal Senato, la Capigruppo ha deciso a maggioranza di inserirla nell'ordine del giorno dei lavori dell'Aula al posto del Dl enti locali insieme al ddl sui reati ambientali. Sulla riorganizzazione dei lavori dovrà esprimersi l'Aula di Montecitorio alla ripresa dei lavori, alle 15.
Un tweet della Lega Nord annuncia il ritiro del "Salva Roma 2"
A riunione ancora in corso, un tweet del rappresentante della Lega Nord nella Capigruppo, Massimiliano Fedriga, annuncia la decisione del ministro per i Rapporti con il parlamento, Maria Elena Boschi, di ritirare il decreto: «Capigruppo Camera: ministro Boschi si arrende alla Leganord e rinuncia a convertire il Salva-Roma 2», scrive Fedriga . E conclude: «Vittoria: bloccato ennesimo salva sprechi!». Terminata la riunione, il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, conferma il ritiro del decreto e parla di «brutto segnale».
Comaroli (Ln): i sindaci romani hanno fallito
Incassato il passo indietro del Governo, la Lega canta vittoria. «Non potevamo chiudere gli occhi di fronte all'ennesimo intervento dello stato che cozza con il sacrosanto principio federalista della responsabilizzazione degli amministratori locali, Roma unico comune a non dover rispettare il patto di stabilità», sottolinea una nota di Silvana Comaroli, capogruppo in commissione Bilancio. «I sindaci romani hanno fallito - insiste - Hanno portato la capitale d'Italia al default, l'hanno fatta schiantare a suon di assunzioni, favoritismi, clientelarismo è giusto che paghino per la loro incapacità. Il governo Renzi ha già pronto il terzo salva Roma, ci chiediamo se chi voleva rottamare, cambiare non si vergogni a soccombere alle solite logiche assistenzialiste. Come può chi ha fatto il sindaco avallare una simile scempiaggine?».
Impasse causato dall'ostruzionismo M5S e Lega
All'origine dell'impasse, l'ostruzionismo dei grillini. In mattinata, l'Aula della Camera ha infatti approvato la proposta del Pd di chiudere anticipatamente la discussione generale sul Dl "Salva Roma 2", ma i lavori hanno dovuto poi fare i conti con l'ostruzionismo di M5S e Lega nell'esame degli oltre 300 emendamenti che mettono a rischio l'approvazione definitiva del decreto entro i termini (scade il 28). In questo scenario, il Governo avrebbe potuto essere costretto alla sua prima fiducia. Altra ipotesi, il ricorso alla cosiddetta "tagliola" sui tempi di esame da parte della presidente della Camera Laura Boldrini.
Boccia (Pd): Governo Renzi al suo primo bivio
«Il decreto "Salva Roma" questa mattina rischia di decadere alla Camera, il governo Renzi è al primo bivio», ha spiegato Francesco Boccia, presidente democrat della commissione Bilancio parlando a 'Mix 24' su Radio 24 alla vigilia della capigruppo. «Renzi deve decidere se mettere la fiducia su un decreto del governo Letta o farlo decadere, o anche fare entro venerdì un nuovo decreto ma non penso che il governo Renzi abbia voglia di esordire con un "Salva Roma". Se il "Salva Roma 2" decade, ha concluso, «non c'é il provvedimento per Roma, non c'é il provvedimento per molti enti locali, ma non c'é nemmeno il provvedimento sugli affitti d'oro, voluto dai 5 stelle».
Renzi: Delega fiscale strumento per abbassare le tasse
L'approdo a breve in Aula della delega fiscale è una delle conseguenze del discorso programmatico del neo premier Matteo Renzi, che ieri alla Camera confermava l'idea di utilizzarla a tamburo battente come «strumento per abbassare le tasse». A riferire in Aula sui contenuti della delega sarà il relatore e presidente delal commissione Finanze di Montecitorio, Daniele Capezzone che oggi ha ringraziato « tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, per l'eccellente lavoro svolto, ricco di aspetti innovativi, liberali e pro-contribuenti».
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