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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 23:15.
L'ultima modifica è del 28 febbraio 2014 alle ore 23:47.
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La flotta del Mar Nero ha escluso il coinvolgimento di propri militari nell'occupazione dell'aeroporto di Belbek, ma i media locali continuano a riportare notizie di movimenti di soldati russi e di sconfinamenti russi dello spazio aereo ucraino. Già in mattinata il ministro dell'Interno ucraino, Arsen Avakov, aveva del resto accusato Mosca di «invasione armata».
Appare chiaro che i moniti e i tentativi di rassicurazione della diplomazia non trovano per ora ossigeno. Dopo una serie di telefonate con il premier britannico David Cameron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Ue, Herman Van Rompuy, è stato comunque lo stesso presidente Vladimir Putin, rompendo giorni di gelido silenzio, a invitare alla calma per evitare «un'ulteriore escalation della violenza». Invito contraddetto dall'azione militare.
E in tutto questo, - proprio mentre l'Ue definisce «legittimo» il nuovo governo transitorio di Kiev e si dice «pronta a firmare» un accordo di associazione con l'Ucraina - il deposto presidente Viktor Yanukovich è riapparso per la prima volta in Russia, a Rostov, in una conferenza stampa in cui bolla il nuovo potere rivoluzionario come «neofascista» e accusa la «politica irresponsabile» dell'Occidente per la crisi e i morti di una «sceneggiatura non scritta in Ucraina».
Non solo, ma Yanukovich sostiene anche di voler «continuare a lottare per il futuro» del Paese, «contro il terrore e la paura». E in Crimea c'è anche chi lo appoggia: per il presidente del Parlamento della penisola, Volodimir Konstantinov, Ianukovich è il capo di Stato «in carica», e anche per il leader del partito 'Unità russà Serghiei Aksionov, eletto premier ieri, si tratta del «legittimo» presidente. A Washington la pensano in modo opposto: secondo la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Jen Psaki, Ianukovich ha ormai perso «ogni legittimità».
Intanto, le nuove autorità di Kiev hanno chiesto ufficialmente alla Russia l'estradizione dell'ex presidente, ricercato per «omicidio di massa» le decine di morti di Kiev della settimana scorsa. Ma Mosca - secondo una fonte citata dall'agenzia Itar-Tass - ha intenzione di «garantire la sicurezza» di Ianukovich. Del resto il presidente della Duma russa, Serghiei Narishkin, ha proposto di chiedere alla Commissione di Venezia di valutare la legittimità del nuovo governo provvisorio ucraino, e questo fa capire che considerazione abbia il Cremlino delle attuali autorità di Kiev.
Non solo: Mosca ha anche deciso di accogliere i circa cinquemila Berkut ucraini, le teste di cuoio protagoniste della repressione in piazza Maidan, e per far ciò ha ordinato al proprio consolato generale di Simferopol di facilitare il rilascio di passaporti russi agli agenti delle forze speciali ucraine disciolte nei giorni scorsi d'autorità dal nuovo potere di Kiev.
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